Frozen - Il regno di ghiaccio: la recensione di ACINIdiCINEMA
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Frozen – Il regno di ghiaccio: la recensione di ACINIdiCINEMA

Frozen – Il regno di ghiaccio: la recensione di ACINIdiCINEMA

VOTO: Chiudi la porta che entra freddo
Mi ricordo una delle prime volte in cui ho pensato che i cartoni in computer grafica non avrebbero mai potuto sostituire la bellezza dei cartoni animati classici. Non riuscivo a mandare giù il fatto che la Rai avesse sostituito i DuckTales e Darkwing Duck con le animazioni 3D di Topolino, una domenica mattina che non fu più la stessa. Poi è arrivato Toy Story e tutto è cambiato. Come i cd sono diventati superflui, il tamagotchi ha smesso di produrre escrementi e Luke Perry (grazieaddddiio) non serve più alla televisione, cosi Walt Disney produce il suo 53° Classico in CGI: Frozen – Il Regno di Ghiaccio.

Nel freddo regno di Arendelle, situato su un fiordo, vivono due piccole principesse, Elsa e Anna. Le due sorelline sono legate da un grande affetto, ma Elsa, erede al trono, possiede il potere magico di comandare neve e ghiaccio, finendo per provocare un incidente che dividerà le due bambine e costringerà i loro genitori a chiudere le porte del palazzo fino al giorno dell’incoronazione di Elsa. Arrivato il gran giorno, la novella Sub-Zero perde un tantino il controllo del proprio potere facendo sprofondare il luglio di Arendelle in un gelido inverno. Sarà la sorella Anna, aiutata dal venditore di ghiaccio Kristoff e dalla sua renna Sven, a tentare di porre rimedio al danno.

Stiamo parlando di Walt Disney, un impero che nella scala della qualità oscilla tra il perfetto ed il perfettissimo, praticamente una garanzia, come un brufolo il giorno del primo appuntamento. Per Frozen: Il Regno di Ghiaccio, liberamente ispirato alla fiaba di Andersen La Regina delle Nevi, Disney ha scelto due pezzi da novanta per la regia: Chris Buck e Jennifer Lee. Il primo è stato regista per Tarzan (1999) ed cresciuto nel reparto animazione “in fondo al maaar” con La Sirenetta e oltreoceano da Pocahontas, mentre la Lee ha “fatto pratica” con l’animazione scrivendo il precedente Classico Disney Ralph Spaccatutto. Due registi adatti per dirigere un cartoon che graficamente non ha nulla da invidiare ai cugini della Pixar, ma sostituisce l’irriverenza tipica di un Monsters University o di un… con la magia fiabesca di un La Bella & La Bestia o Rapunzel.

Frozen ha tutto, secondo le regole Disney. Ci sono due principesse, tanta neve da far invidia alla strega di Narnja, i baci del vero ammmore ed i complotti contro il regno, ma devo ammettere che quelle canzoni ipermelodiche, unite a quelle espressioni dolci fatte di occhioni da tossico navigato, riescono sempre a commuovere e far sognare (siamo tutti figli del trauma di Mufasa). Come sempre i personaggi più buffi e divertenti sono quelli di pura fantasia, come il pupazzo di neve parlante Olaf, la renna dalle movenze canine Sven e i Troll a forma di pallina di pongo (dimenticatevi quelli di Harry Potter o Lo Hobbit). Ho apprezzato anche il finale che, seppur obbligatoriamente e giustamente scontato, ha seguito una strada non banale. Frozen: Il Regno di Ghiaccio è un cartoon che raccoglie l’attenzione dei bambini piuttosto che la fascia di pubblico young adult ma è un meraviglioso tassello in più per chi dopo anni gode della magia Disney, garanzia di grande qualità e grandi storie.

ATTENZIONE SPOILER (COSA HO IMPARATO)

-Le cantanti dei cartoni animati hanno voci splendide, sarei deluso nello scoprire che sono dei lavandini con le gambe nella realtà

-Alle renne piacciono le carote

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