Un aereo transcontinentale diretto in Messico con il carrello in avaria (come si atterra?) e tutta la classe economica narcotizzata per evitare isterismi. Inizia così – in fìeri -, dopo un breve prologo ad alto tasso di camei (Penelope Cruz e Antonio Banderas), la nuova commedia di Pedro Almodovar, una farsetta queer in mano a una crew di tre stewart e due piloti variamente omosessuali (tre dichiarati, un bisessuale e un tizio un po’ “confuso”) che trascorrono le ore di volo – in attesa di una pista libera per un atterraggio di emergenza – bevendo alcolici, canticchiando successi pop, facendosi di mescalina e convidendo storielle allegramente pruriginose.
Nel frattempo, in business class, un banchiere, una sensitiva, una escort e un corriere della droga svelano a poco a poco il proprio passato e i propri segreti in un balletto (figurato e reale) di personalità e mestieri borderline.

Almodòvar carica perfino più del solito la sua vena surreale isolando personaggi e tic d’autore nella carlinga coloratissima di un aereo, evidentemente stufo, e forse un po’ annoiato, dell’infinita crisi economica dell’Occidente (che fa giusto capolino in qualche pagina di giornale sfogliata dai passeggeri). Il gioco delle parti è politico in questo, nel suo rifiutarsi di esserlo, nel tirare in ballo istituzioni politiche (il Re di Spagna) e finanziarie (la fantomatica Cassa Guadiana) più per noia e per sberleffo che per polemica. Un giochino teatrale, sboccatissimo e giustamente breve che sembra più che altro un capriccio e funziona – quando funziona – grazie alle magnifiche facce dei suoi protagonisti (Javier Camara e Cecilia Roth su tutti).

Guarda il trailer e leggi la trama del film

Mi piace
Film piccolo, svelto, a tratti divertente

Non mi piace
Un film-sberleffo, con tutti i limiti del caso

Consigliato a chi
Almodòvar a briglia sciolta: i fan della sua vena comica apprezzeranno

Voto: 2/5