GODZILLA
Voto: 5/10
La prima cosa che si individua fin da subito è che il film di Gareth Edwards non ha niente a che vedere con il Godzilla del 1998 di Roland Emmerich.
Il nuovo Godzilla, con un muso più schiacciato e un corpo più goffo di quello creato da Emmerich, si rifà alla versione del 1954 ampliandola con nuovi personaggi e con una storia che, nonostante sia fedele al principio, si dirama in maniera davvero inaspettata.
Dunque procediamo per livelli:
nella prima parte c’è la spiegazione di come Godzilla abbia preso vita intrecciando questa vicenda con quella di una famiglia americana il cui capo famiglia (Bryan Cranston) stava studiando “ un qualcosa di non ben identificato” che riguardava un anomalia nei terremoti in Giappone.
In questa parte la suspense è altissima in quanto ci troviamo già dentro a un contesto in cui sono presenti disastri ma non si sa bene chi o cosa li abbia provocati , e in cui è presente il tentativo di Joe (Bryan Cranston) di indagare su questo “fenomeno” nella sua ex città, entrata in completa quarantena.
Attraverso una serie di vicende, che non è possibile raccontare causa Spoiler, ci troviamo di fronte a un film che inizia a perdere la fiducia dello spettatore man mano che compaiono nuovi “protagonisti” nella scena, lasciando, così, che l’attenzione si sposti, in maniera un po’ erronea , da Godzilla.
Molto belli sono gli effetti speciali e soprattutto la fotografia, sulla quale il regista sembra puntare molto.
L’immagine panoramica di San Francisco che brucia è davvero un misto di eccitazione e paura: un vero e proprio scenario apocalittico.
Il film esce troppe volte dal suo schema esagerando in maniera brutale e trasformando il film in un videogioco, in cui l’essere umano è solamente uno spettatore impaurito che guarda terrorizzato ciò che le sta succedendo attorno a lui.
A questo punto si spera in un finale non banale, qualcosa che possa ritirare in ballo le sorti del film… Niente!
Tutto cade nell’esagerazione e nella banalità, lasciandoci con un finale visto, rivisto e scontato.
Il film si distanzia molto dal suo omonimo del 1998 e sembra puntare più sul genere di Cloverfield.
Il Perché?
Buona Visione