Qualche tempo dopo le avventure che li avevano visti protagonisti nel capitolo precedente, i Guardiani della Galassia tornano in azione ottenendo un delicato incarico sul pianeta dei Sovereign. Svolto il loro compito, Star-Lord (Chris Pratt) e soci, mentre si allontanano dal pianeta, si accorgono di essere inseguiti e attaccati dalle navicelle dei Sovereign a causa di Rocket (voce originale di Bradley Cooper) che ha rubato delle preziose batterie. Tutto sembra perduto, quando un essere di nome Ego (Kurt Russell) interviene nel combattimento salvando la squadra capitanata da Quill. Ego dice di essere il padre di Quill, il quale finalmente avrà la possibilità di conoscere la verità sulle sue origini e sulla sua vera natura.
James Gunn con Guardiani della Galassia Vol.2 torna alla guida dell’irriverente gang di supereroi con un tocco decisamente più leggero e disimpegnato rispetto all’episodio precedente e con un’ironia che spinge al massimo, forse fin troppo, sull’acceleratore. Una spietata e roboante CGI comanda la pellicola fin dalle prime scene mentre l’azione dai ritmi frenetici e il susseguirsi forsennato e nostalgico delle canzoni anni ’80 donano godibilità, fino a un certo punto, all’intero girato.
Il filone narrativo iniziale, che vede i nostri protagonisti come sempre uniti, dopo l’intervento di Ego (una divinità che durante la sua millenaria esistenza ha visitato la Terra innamorandosi di quella che poi diventerà la madre di Peter Quill) si biforca separando il capo brigata Star-Lord dai suoi compagni che dovranno vedersela con svariati pericoli. Tra i due filoni Gunn sceglie di dedicare maggiore attenzione a quello di cui fanno parte soprattutto Drax, Rocket e un tenerissimo Baby Groot, insomma i personaggi che nel primo film avevano avuto ‘minor spazio’ rispetto al Quill di Chris Pratt ma non meno successo. La trama, abbastanza debole e con un’unica chiave di volta, fondamentalmente si aggrappa a temi noti come l’amicizia e l’appartenenza ad una famiglia non di sangue, che non risultano né trattati in maniera originale né stimolano una minima riflessione (Gunn consapevolmente crea una pellicola leggera e spensierata sotto tutti i punti di vista). Tutto il resto viene surclassato dall’azione sfrenata e da battute sparate a raffica da parte dei personaggi, ridotti quasi a figure comiche. Quando in alcune scene pare crearsi un’atmosfera a prima vista seria ecco che Gunn, con l’ironia che contraddistingue l’intera pellicola, la distrugge con battute sferzanti e gesta comiche. Il ritmo, quindi, è sì alto e costante ma monotono e, a parte qualche legittimo rallentamento in corso d’opera, non conosce variazioni significative. Tutto scorre verso un classico finale targato Marvel in cui Quill, come nel film precedente, sveste i panni dell’eroe umano e sprigiona i suoi poteri che lo fanno diventare super.
Il cast, già di alta qualità, migliora ulteriormente grazie all’aggiunta del personaggio di Ego, interpretato da un carismatico Kurt Russell. Molto apprezzato in questo secondo episodio, lasciando da parte i personaggi in CGI, il Drax di Dave Bautista la cui risata a bocca super spalancata risulta contagiosa. Lo humor di quasi tutto il cast è sopra le righe mentre tratti più spiccati di serietà mostrano Yondu, interpretato da un navigato attore come Michael Rooker, il già menzionato Ego, e Gamora. Gli altri a volte sembrano addirittura caricature degli stessi personaggi visti nel precedente film.
Guardiani della Galassia Vol.2 risulta, in sostanza, un festival dell’eccesso dove la spettacolarità e l’ironia sommergono tutto il resto togliendo anche qualcosa ai personaggi che finiscono per diventare un po’ la fotocopia l’uno dell’altro e sottraendo purtroppo parte di quella credibilità che si era creata attorno al divertente e convincente primo episodio che lasciava sperare, se non in un sequel allo stesso livello, quanto meno meglio costruito nell’impianto generale rispetto a ciò che è stato proposto. Gunn sfrutta sapientemente i migliori elementi che hanno reso famoso il precedente Guardiani della Galassia, rielaborandoli e potenziandoli al massimo al fine di creare un’opera che diverte lo spettatore donandogli due ore di disimpegnato spasso e spensieratezza.