Questo film è semplicemente un capolavoro. E non l’ho scritto solo per retorica, lo è per davvero. Perchè affronta in maniera diretta, sincera e senza fronzoli la debolezza umana, l’incapacità, dovuta alla paura, di affrontare un incarico pesantissimo come quello della guida della Chiesa di Roma, e non solo. E’ davvero la fede che ‘decide’? Oppure sono le strategie? Le decisioni prese come dire, ‘a tavolino’? Il Cardinale Melville (interpretato dall’ottimo Michel Piccoli) si ritrova così ad affrontare la sua ‘Moby Dick’ e proprio quando sta per compiere il primo passo, salutare la moltitudine dei fedeli che lo acclamano dalla Piazza e in collegamento televisivo da tutto il pianeta, si ritrova solo, intimidito, titubante e così pieno di terrore da fuggire urlando. La soluzione non è semplice; lo capisce subito il psicoanalista Moretti. Costretto a capire cosa sia preso al nuovo Vicario di Cristo senza potergli fare le domande che crede, sul suo passato, sui suoi sogni, sulle sue ambizioni, perchè soffocato in mezzo a tutti gli altri Cardinali i quali sembra stiano solo attendendo un ‘sì, scusatemi,ora mi è passata la paura’. Il film è una galleria di personaggi bellissimi: dal portavoce, alla guardia svizzera, dai Cardinali stessi ai due psicoanalisti (Moretti e la sua ex moglie, interpretata nel film da Margherita Buy) fino ad arrivare a lui, il Pontefice. Che si aggira vestito in borghese per le strade di Roma senza sapere come fare, o meglio lo sa eccome ma non è mai stata prevista, nella storia della Chiesa di Roma, la figura del ‘Papa che fugge’ davanti al suo compito. Ma le scene non finiscono qui; fra le più memorabili c’è quella del torneo di pallavolo. Organizzato dallo stesso psicanalista Moretti per cercare,invano direi, di far capire come funzioni la teoria darwinista sulla selezione naturale, troppe volte messa da parte dalla stessa Chiesa cattolica. Così come far scoprire i lati più umani degli stessi Cardinali, in una partita a scopa che nulla avrebbe da invidiare a quelle del film ‘Amici Miei’, dove si scopre la loro vera indole umana, dal più debole al più scaltro, dal più arrendevole al più battagliero. Persino le minoranze, rappresentate dai tre candidati provenienti dall’Oceania, hanno detto la loro, con un punto solo certo, ma l’hanno detto. E la soluzione finale? Direi che era l’unica che il povero Melville poteva fare: dire al suo gregge, che lui in fondo non è il pastore che stanno attendendo, che forse….non hanno fatto bene i conti, gli altri.
© RIPRODUZIONE RISERVATA