Le inconfondibili musiche post-punk dei Joy Division. Una regia tra Godard e Mtv. Il fascino postmoderno dei paesaggi lucani sventrati dall’insediamento industriale della Fiat. Due protagoniste giovani, forti e determinate: la rumena Eva e l’italiana Anna che lo stesso regista ha voluto dipingere come due «eroine da Nouvelle Vague». Questi sono gli elementi di Hai paura del buio, l’esordio al lungometraggio di finzione di Massimo Coppola, mente e volto di noti programmi tv come Avere Ventanni e Pavlov, ma anche di documentari tra cui il bel Bianciardi! (2007).
Hai paura del buio pedina l’amicizia inquieta e tormentata tra due ragazze molto diverse tra loro ma che si trovano costrette ad affrontare gli stessi problemi, dalla disoccupazione alla resa dei conti con la propria famiglia. Ma soprattutto, quello di Coppola è un film stilisticamente molto ricercato (primissimi piani, tagli d’inquadratura mai scontati, una fotografia livida) che si affida a un’originalità visiva perseguita a ogni costo e a un corredo sonoro indie (oltre ai Joy Division anche Pj Harvey) volutamente invadente. Una veste certo accattivante ma che d’altro canto è estranea alle tematiche sociali che la pellicola vorrebbe veicolare. Così l’immigrazione, i problemi della fabbrica, lo sfaldamento familiare risultano semplificati, a cominciare dall’accusa che Eva rivolge alla madre, colpevole di averle sottratto il proprio affetto per andare in Italia “solo” per soldi. Un’accusa che viene espressa in un lungo ed estenuante monologo girato senza stacchi di montaggio in cui questa ragazza di 20 anni, che fino a poco fa lavorava come operaia in fabbrica, non manca occasione per filosofeggiare sull’esistenza. E se le attrici (la rumena Alexandra Pirici e la non professionista Erica Fontana) restituiscono la leggerezza e l’intensità della loro giovinezza, del loro disorientamento e della loro rabbia, le azioni di queste due ragazze si piegano in modo troppo forzato all’estetica radical chic della pellicola.
Hai Paura del buio è un film che diventa pretesto per celebrare i propri (condivisibilissimi) gusti personali ma che finisce per essere cannibalizzato dai propri amori e dalle proprie intenzioni.
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Mi piace
La colonna sonora con le inconfondibili musiche post-punk dei Joy Division.
Non mi piace
L’originalità visiva perseguita a ogni costo. Il film finisce per essere cannibalizzato dai propri amori e dalle proprie intenzioni.
Consigliato a chi
A chi ama i Joy Division, Mtv e Godard.
Voto: 2/5
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