Un buon capitolo conclusivo, un buon film che lascia soddisfatti i fan (a mio avviso) ma che potrebbe non fare tornare tutti i conti a chi fan non lo è.
Per apprezzare (ed a volte odiare) questo capitolo conclusivo di Harry Potter bisogna avere letto i libri o, come minimo, avere seguito TUTTI i film altrimenti si rischia di non essere perfettamente a cavallo degli ingranaggi che, per quanto non oliati alla perfezione, fanno tornare i conti almeno da un punto di vista logico.
Questa “parte 2” coniuga azione, ritmo e una buona dose di emozioni come non ci aspettava dal sopravvalutato Yates che in questo ultimo film riesce (finalmente) a partorire qualcosa di buono.
E’ vero che certi momenti, certi decessi, certi baci, certi scontri avrebbero meritato un sacrosanto approfondimento o almeno una spettacolarizzazione “decente” ma bisogna considerare che si ha a che fare con un franchise “logorato” dallo stesso regista che non poteva regalare di più. Non poteva con Yates al timone, sia chiaro.
In soldoni è un film che merita di essere visto dove il regista si riscatta in parte grazie a perle del calibro di Alan Piton Rickman (maestoso!), colonna sonora ed effetti visivi (impeccabili).
La restante parte del cast è di ottima affidabilità e, finalmente, Daniel Radcliffe riesce a regalarci una prova attoriale ottima anche se, assieme al gigante Piton, non bisogna dimenticare la mitica Maggie Smith: una professoressa indimenticabile.
Sul fronte “villain” Raplh Fiennes e Helena Bonham Carter la fanno da padrone rubando la scena al restante cast.
Sarà difficile accettare al fine di questa saga, soprattutto per chi ha divorato i libri (o per chi li sta ancora digerendo) ma c’è da baciarsi i gomiti, d’altronde anche se zoppicando, tutti i film di Harry Potter hanno saputo emozionare influenzando generazioni intere. Mica male.
Mi apro alla chiusura.
Piton uno di noi.