Hitchcock: la recensione di ale5b
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Hitchcock: la recensione di ale5b

Hitchcock: la recensione di ale5b

Un’irriconoscibile Anthony Hopkins veste dignitosamente i panni del “maestro del brivido” Alfred Hitchcock. Diretto da Sasha Gervasi, vede co-protagonista anche un ‘altra attrice britannica, Helen Mirrer nel ruolo della moglie Alma Reville. La pellicola chiede però in partenza un paio di doverose precisazioni:

“Hitchcock” non è affatto un documentario sulla vita del regista, ma piuttosto un “making of” di un preciso periodo storico, quello che accompagna la nascita della sua opera più famosa, il film Psycho;
E proprio altrettanto doveroso, è sapere di cosa stiamo parlando. Psycho è il più grande successo commerciale del regista, un cult della storia del cinema, quello della “scena della doccia” tanto per intenderci. Diretto in tarda età, ne nasconde una lavorazione a dir poco difficoltosa, un’estenuante sforzo del regista che lo metterà in conflitto contro tutti e tutto. E questo film è uno splendido “dietro le quinte” di quel momento.

Il film inizia appena dopo l’incredibile successo di “Intrigo internazionale”, dove un Hichcock sessantenne viene messo di fronte ad un malizioso dilemma: andare o restare? Ma quando viene folgorato dalla lettura del romanzo Psycho di Robert Bloch capisce di essere di fronte a qualcosa di memorabile. La sua convinzione è, però, incredibilmente solitaria. Lasciato solo da Hollywood e appoggiato solamente da un’ Alma non troppo entusiasta, intraprende un delicato e impervio processo di lavorazione che lo porterà a contare solo su se stesso. Ottenuti i soldi grazie alla vendita della casa, il gioco diventa talmente grande da mettere tutto sulla bilancia.

Il bello di “Hitchcock” resta nell’interpretazione del personaggio, nella sua doppia personalità che emerge a sprazzi. Freddo, deciso, quasi tronfio, di fronte ai produttori, timido e impacciato sui giudizi degli spettatori e tra le mura di casa. Questo “omone” dall’umorismo tipicamente british, può essere tutto e allo stesso tempo naufragare nell’insicurezza. Entra in gioco, e non assolutamente in punta di piedi, la moglie Alma Reville (e l’interpretazione di Helen Mirrer è altrettanto divina). Cosa sarebbe un uomo senza l’appoggio di una donna? Alfred Hithcock ci mette tanto ad ammetterlo ma alla fine cede di fronte all’evidenza. E’ Alma che indirettamente scandisce la sua vita, le sue decisioni. Le sue opinioni valgono più di mille critici, di mille spettatori. Ma Psycho riesce ad insinuare il dubbio anche qui, irrompendo prepotentemente nella felicità quotidiana ed evocando lo spettro del tradimento.

Del cast fanno parte anche due colonne hollywoodiane quali Scarlett Johansson e Jessica Biel, la prima nella gloriosa parte di Janet Leigh, l’altra in quelli di Vera Miles. James D’Arcy è invece Anthony Perkins.

Il film è piacevole, merito di un interesse tentacolare che attira lo spettatore a più riprese. Il set di Psycho, le disposizioni e le manie di Hitchcock, oltre al suo modo di lavorare, stuzzicano la curiosità. Anthony Hopkins è sublime, Helen Mirrer gli tiene ampiamente testa e il doppio rapporto casa-lavoro è dettagliamente mostrato, cosi come le debolezze del regista. Ne resta il limite legato all’interesse, non siamo di fronte a un bio-pic e non vengono rivelate chicche cinematografiche. Inoltre Psycho deve essere conosciuto per quello che è. Ma principalmente la pellicola offre grandissime prove di recitazione, uno svolgimento impeccabile e presta la dovuta attenzione allo spettatore, proprio come Alfred Hitchcock avrebbe voluto.

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