Veronica (Margherita Corradi), una ragazza diciottenne accusata di avere ucciso la madre e il suo amante, esce di prigione. Con l’aiuto dell’amica Giada (Giorgia Frank) cerca di affrontare il mondo, i media e un’adolescenza interrotta.
Edoardo Gabbriellini, attore prodigio da ragazzo per Ovodoso e protagonista di Io sono l’amore di Luca Guadagnino, gira un noir dalle molte sorprese, dove la generazione Z emerge come di rado si vede al cinema: in tutte le sue velleità e confusioni, incompresa ma anche vittima di stereotipi che è la prima ad alimentare.
Holiday è tuttavia soprattutto un dramma adolescenziale e processuale, che si pone in posizione atipica rispetto alle tradizionali narrazioni cinematografiche italiane del genere. Non ricostruisce a posteriori, non mima malamente il linguaggio della tv generalista, ma s’insinua in un solco ambiguo e carnale, in cui lasciar germogliare un’indagine sui corpi che è anzitutto fisica, senza alcuna spada di Damocle da imputare al punto di vista di una “regia” calata dall’alto.
Nel fare ciò Gabbriellini, alla sua terza regia, dopo B. B. e il cormorano e Padroni di casa, prodotta con la sua Frenesy Films da Luca Guadagnino, tra l’altro direttamente omaggiato (la scuola che frequenta la protagonista si chiama “Istituto L. Guadagnino“), spoglia volutamente di molti orpelli la narrazione, soffermandosi sul momento in cui la figlia di una donna assassinata, assolta nel processo per matricidio che la riguardava, torna finalmente a casa e si ritrova a doversi riappropriare di una quotidianità routinaria, che però non può che essere a brandelli, alla luce di quanto le è accaduto.
Quella vicenda ha avuto rilevanza nazionale, come il film ci fa intuire, ma Gabbriellini, che per Guadagnino è stato anche regista della seconda unità dell’acclamata serie HBO We Are Who We Are e qui si è avvalso anche del montaggio di Walter Fasano, sodale storico del regista di Chiamami col tuo nome, non è mai interessato a questi strascichi, perlomeno non in maniera diretta; ha semmai il pregio di sviare e svicolare rispetto al cuore del dramma e alla sua catarsi, preferendo un vitalismo sensuale e sinestetico che coglie la dolente fragilità di un giovane corpo. Una monade corporea chiamata soltanto a fiorire, sulla carta, in quella stagione della vita, eppure già messo di fronte a quanto di più intollerabile e vergognoso un essere umano possa sostenere, in termini di accuse dirette e personali.
Holiday instrada anche la pista della seduzione erotica e della promiscuità della protagonista, lavorando su questo regime di personalità borderline in maniera sotterranea e impalpabile, molto diversamente da quanto, su temi analoghi di salute mentale, ha fatto di recente Micaela Ramazzotti nel suo esordio alla regia Felicità, in termini di generosità e pienezza per le platee più popolari.
In tal senso Holiday, uscito nelle sale è senz’altro un’opera più sottile e ricercata, ma vale senz’altro la pena accordarle fiducia in virtù della sua comunque sfrontata e singolare originalità, forte di una sgradevolezza, una qualità e una cura nella recitazione “giovanilistica” – che qui per fortuna non è sinonimo in automatico di svilimento . molto rare nel cinema italiano di oggi. Soprattutto se si considera anche la messa a fuoco, davvero ampia e particolareggiata, dei personaggi femminili.
Foto: Cinemaundici, Frenesy Film Company, The Apatment
Leggi anche: Il Signore delle Mosche, svelati nuovi “spaventosi” dettagli sul nuovo film di Luca Guadagnino
Leggi anche: Scarface: pessime notizie per quanti erano in attesa del nuovo remake di Luca Guadagnino
Luca Guadagnino, svelato il protagonista della sua nuova serie TV? Ed è una star di Euphoria
Leggi anche: Festa del Cinema di Roma 2023: trionfa Pedágio, Alba Rohrwacher è la miglior attrice. Ecco tutti i vincitori
© RIPRODUZIONE RISERVATA