Humandroid: la recensione di Mauro Lanari
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Humandroid: la recensione di Mauro Lanari

Humandroid: la recensione di Mauro Lanari

Avete visto “Robocop”, “Corto circuito”, “Blade Runner”, “Brainstorm”, “Trascendence”, “Pinocchio”, “Wall.e”? Blomkamp costruisce “Humandroid” com’un arlecchino in cui ogni pezzo o pezza è una citazione dalla sua cinematografia di riferimento e utilizza la fantascienza per parlarci d’altro: in questo caso d’un racconto di formazione nell’epoca cyber, del problema dell’identità (“risalendo indietro fino all’automa meccanico di George Méliès o alla Maria di Fritz Lang”) e del proprio chiodo fisso sull’accettazione sociale. Atmosfere sentimentalmente patetiche, infantilismo sfrenato sino alla conclusione, attori principali fuori parte, “mad doctor” “a go go”, sceneggiatura claudicantissima fr’assurdità, incongruenze, goffaggini e uno sviluppo mediocre. “Indeciso tra la science-fiction radicale e le convenzioni hollywoodiane, un blockbuster ch’accumula i cliché del genere […] sbandando tra gore e mélo, fra thriller e situazioni ludiche […] che scivola[no] nell’effetto caricaturale.” “B-movie”? No: trash involontario. 30% su RT.

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