12 Distretti. Una capitale, Panem, che li tiene in pugno, obbligandoli annualmente a fornire 12 ragazzi e 12 ragazze, i cosiddetti Tributi, per prendere parte a un reality show televisivo il cui scopo è sopravvivere. E per farlo, bisogna uccidere tutti gli altri concorrenti.
È questa l’idea di base di Hunger Games, film tratto dal primo libro della famosissima e acclamatissima trilogia di Suzanne Collins. Come ogni film che ha alle spalle un successo editoriale e fan sfegatati, Hunger Games si è dovuto scontrare con le grandi aspettative che tutti nutrivano per la resa.
Che dire? Cominciamo dal fatto che io appartengo alla categoria di persone che ha letto l’intera saga quando ancora era sconosciuta in Italia e di film non si sentiva proprio parlare. L’ho letta, odiata, amata, adorata come si può fare solo con quei libri che ti lasciano il segno dentro per la loro bellezza. Hunger Games non è il solito libro per adolescenti, pieno di ragazzine innamorate e tipi misteriosi e scontrosi. È una storia di politica, amore, violenza, amicizia. È una storia di sopravvivenza, in cui i richiami al mondo antico sono tanti (i nomi di molti personaggi sono stati ripresi da note personalità latine) e gli spunti di riflessione abbondano.
Detto questo, che gli Hunger Games cinematografici abbiano inizio!
Una sfida non facile, forse persa in partenza perché ci saranno sempre gli scontenti, pronti a criticare il modo in cui i loro eroi di carta hanno preso vita sul grande schermo. Qualche critica al film c’è, è indubbio, ma nel compenso ritengo che sia stato fatto un buon lavoro. Non ottimo, non pessimo, ma decisamente buono.
Il film comincia subito con la visione di questa giovane ragazza intraprendente, Katniss, brava con l’arco, abituata ad andare a caccia. È il giorno in cui vengono scelti i Tributi, un giorno buio e desolante, perché ragazzi vengono selezionati come animali da macello e gli abitanti sono costretti a far finta che sia una festa. Atmosfere cupe e un lavoro di camera forse un po’ troppo tremolante, ecco che Katniss si offre al posto della sorellina. Quando la presentatrice invita i suoi compaesani ad applaudirla, Katniss viene invece salutata da un silenzio carico di significato e da un antico gesto, con cui le viene riconosciuto il sacrificio che ha appena fatto. È il silenzio l’unico modo in cui il Distretto 12 può ribellarsi ed è un silenzio pregnante, un silenzio che parla.
Il film procede poi in un tripudio di colori e rumori, in netto contrasto con la povera vita dei Distretti, dove a farla da padrone sono bei vestiti e mirabolanti talk show televisivi che presentano al mondo i Tributi. È qui che Peeta dichiara il suo amore per Katniss (vero? Finto? Lo spettatore se lo domanderà fino all’ultimo) e che tutti i Tributi si preparano ad affrontare il loro destino. Il film si sofferma molto su questo aspetto, forse troppo, in quanto le successive scene all’interno dell’arena vera e propria sono più veloci, quasi fin troppo frettolose. La violenza del libro e molte delle implicazioni politiche non trovano posto nella trasposizione cinematografica, ma un buon lavoro è stato fatto grazie alla scelta di mostrare i retroscena degli Hunger Games, ovvero le decisioni degli Strateghi e le motivazioni alla base dei cambiamenti di regole. Veloce e incomprensibile la lotta finale alla cornucopia, dove vediamo solo un ammasso di corpi che si muovono e lo spettatore non riesce bene a capire come vadano le cose. Di certo in questo frangente si poteva fare di meglio.
Per quanto riguarda gli attori: una brillante Lawrence, che incarna perfettamente Katniss, distaccata, forte, cinica, determinata. È lei la vera anima del film, lei che tiene l’attenzione viva. Un’interpretazione che rispecchia in pieno la mia visione della Katniss dei libri. Il protagonista maschile, Peeta, è più piatto, meno complesso, meno interessante…il classico bravo ragazzo innamorato. Ma in fondo Peeta è così, quindi direi che ci si può accontentare. Meraviglioso Seneca, uno degli strateghi, soprattutto nella scena finale dell’invito al suicidio…un brivido mi ha percorso la schiena!
Che dire poi delle musiche? Stupende, accattivanti e coinvolgenti! Perfette per un film di questo genere, un vero colpo da maestro!
Opinione personale? Io lo consiglio soprattutto a chi ha già letto il libro, perché può apprezzarne le sfumature (oppure irritarsi per ciò che non è stato inserito, ma non si può avere tutto!). Ma soprattutto…MAY THE ODDS BE EVER IN YOUR FAVOUR!