I, Frankenstein: la recensione di Giorgio Viaro
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I, Frankenstein: la recensione di Giorgio Viaro

I, Frankenstein: la recensione di Giorgio Viaro

In questo universo fantasy in cui ormai il cinema hollywoodiano galleggia, le suggestioni si intersecano secondo traiettorie sempre più bizzarre. Uno che ci ha dato dentro, ad esempio, è Scott Grahame-Smith, l’autore di Orgoglio e pregiudizio e Zombie (Jane Austen + morti viventi), Abraham Lincoln, Vampire Hunter (da cui il film Il cacciatore di vampiri) e più recentemente Unholy Night (Re Magi ladri e assassini, in fuga dalle prigioni di Erode e in lotta con orride creature magiche). E poi c’è tutto l’universo dei fumetti che riguardo alle contaminazioni tra immaginari è avanti di almeno una cinquantina d’anni sul cinema.
I, Frankenstein è appunto il frutto di uno di questi universi “imbastarditi” ed è tratto da una graphic novel (e da uno script) di Kevin Grevioux. Grevioux è uno che cavalca la crossmedialità come pochi: per la saga di Underworld, ad esempio, ha ricoperto sia il ruolo di attore (era il lycan Raze), che di sceneggiatore, che – in un secondo momento – di autore del fumetto ispirato al film.

Per questa ampia variazione sul mostro di Mary Shelley, Grevioux si è rivolto ai produttori di Underworld, e il marchio è abbastanza evidente: lì c’erano vampiri e licantropi, in incognito e in guerra in mezzo agli umani; qui demoni e Gargoyle (che poi è solo un modo cool di chiamare gli angeli) che battagliano per custodire il segreto della creazione della vita. Satana in persona (con la faccia di Bill Nighy, altro pilastro della saga di Len Wiseman) ha raccolto svariate migliaia di cadaveri, e ora li tiene sospesi e inscatolati come polli da batteria, in una specie di gigantesca griglia che ricorda un po’ le capsule di Matrix. Per riportarli alla vita e trasformarli in soldati delle sue truppe deve però mettere le mani sul diario del Dottor Frankenstein, e in particolare sulle pagine che descrivono il modo in cui, con l’elettricità, è riuscito a resuscitare un cadavere. Ed è appunto qui che entra in gioco il mostro (in realtà la cosa più distante da un mostro che vi possiate immaginare: addominali scolpiti, un pelo di eye-liner e giusto qualche piega scura a suggerire le cicatrici) interpretato da Aaron Eckhart, che nel corso dei secoli si è trasformato in una specie di acchiappa-demoni con l’impermeabile e il cappuccio, e se ne va in giro di notte armato di bastoni in una metropoli gotica non meglio precisata: deve proteggere il libro e al contempo la scienziata alle dipendenze di Satana, quella che sta studiando come ridare la vita a un morto.

Il film è in definitiva come ve lo aspettate, con una sfumatura da anni ’00 abbastanza accentuata, effetti speciali più che discreti per l’animazione delle creature e un notevole sfoggio di protesi e trucco alla Buffy per le trasformazioni intermedie. Ci sono combattimenti volanti al 100% digitali, combattimenti corpo a corpo a base di arti marziali, e dialoghi sbrigativi al servizio di una narrazione semplice semplice. Il tutto con questo look notturno e distopico che fa un po’ Il corvo.
Facce di tendenza nel cast: occhio a Yvonne Strahovski, alias “la fidanzata di Dexter”, nel ruolo della scienziata, e alla stellina nascente del cinema muscolare Jai Courtney (Die Hard – Un buongiorno per morire, Jack Reacher) in quelli di un gargoyle particolarmente tosto.

Guarda il trailer e leggi la trama del film

Mi piace
Buon cast, ritmo elevato

Non mi piace
Siamo tornati ai tempi del primo Underworld, solo che nel frettampo sono passati 10 anni

Consigliato a chi
Cerca un fantasy horror dalle atmosfere gotiche

Voto: 3/5

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