I più grandi di tutti: la recensione di Emilia Iuliano
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I più grandi di tutti: la recensione di Emilia Iuliano

I più grandi di tutti: la recensione di Emilia Iuliano

Ha quasi il sapore di una madeleine proustiana la seconda opera di Carlo Virzì, I più grandi di tutti, che già si era dimostrato promettente con L’estate del mio primo bacio. Attraverso l’inattesa reunion di una rock band livornese degli anni Novanta, il regista ci accompagna in un viaggio della memoria, tra drammi e commedia, nella provincia della sua Toscana, tanto cara anche al fratello Paolo. Il confronto con Virzì senior, d’altra parte, è inevitabile, seppure il fratello minore ne passi quasi indenne, riuscendo a evidenziare un approccio e uno stile personali,  soprattutto nella direzione degli attori. A questi ultimi spetta il compito di dar vita a un gruppo di prototipi umani dei giorni nostri: l’eterno Peter Pan malandrino (Mao-Marco Cocci), una contemporanea Madame Bovary (Sabrina-Claudia Pandolfi), il burbero e insoddisfatto depresso (Rino-Dario Cappanera) e il sognatore/idealista insicuro per antonomasia (Loris-Alessandro Roja).
Conosciamo la band, i Pluto, grazie all’idea di un giornalista-fan (Corrado Fortuna) di girare un documentario dedicato ai beniamini della sua adolescenza – che gli hanno letteralmente segnato la vita. Uno spunto che permette al regista di narrare con serena malinconia i sogni infranti di una generazione nata all’alba opulenta degli anni Ottanta, quando tutto sembrava possibile, e che – nel “mezzo del cammin” – ha finito per arrancare tra disoccupazione e lavori precari.
La vena comica, a prescindere da questi chiaroscuri, non abbandona mai lo schermo. Anche quando tra i ricordi si fa strada, poco a poco, una drammatica dipartita. L’evento, che a posteriori si capirà aver innescato il meccanismo del documentario, è velato di ombre, che si fanno strada tra i ricordi e arrivano a scuotere l’anima protagonista del film, il batterista Loris. Apparentemente il più sprovveduto e immaturo del gruppo, è proprio il musicista interpretato da un sorprendente Roja (il Dandi del serial Romanzo criminale), un padre atipico che fatica a ottenere la fiducia e la stima del figlio, a farsi carico del progetto e della rinascita del gruppo, anche individuale.
Ottima l’alchimia raggiunta dal cast, che ha dato vita ai Pluto. Su tutti, oltre al già citato Roja, spicca la fragile Sabrina, egregiamente interpretata dalla Pandolfi, che si cala magnificamente nel ruolo della ex rocker imborghesita e pentita, che ritrova se stessa (o quasi) riprendendo in mano il basso troppo a lungo abbandonato. Buona la performance anche di Fortuna, noto ai più per la sua indimenticabile interpretazione in My Name is Tanino, che tuttavia esce di scena bruscamente, a causa di una discutibile scelta di script.
Scanzonatamente rock le musiche originali, composte dallo stesso Virzì, che inquadrano perfettamente l’atmosfera e un certo movimento musicale degli anni Novanta.
L’opera ne risulta un piccolo Amarcord, che gode di quel marchio di fabbrica dei Virzì Bros., perfetti cantori delle nostre piccole storie di provincia, fatte di “eroi della porta accanto”.

Leggi la trama e guarda il trailer del film

Mi piace
La brillante alchimia del cast, frutto certo delle ottime capacità di Virzì Jr. nella direzione degli attori.

Non mi piace
La brusca uscita di scena del personaggio di Corrado Fortuna. Unico neo di una sceneggiatura equilibrata e ben orchestrata.

Consigliato a chi
Vorrebbe avere una seconda chance. A chi ama gli “eroi della porta accanto” ed è convinto che l’anima rock non muore mai.

Voto
3/5

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