I segreti di Osage County: la recensione di Mauro Lanari
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I segreti di Osage County: la recensione di Mauro Lanari

I segreti di Osage County: la recensione di Mauro Lanari

su cu’il film è basato. Un “Carnage” ambientato nel Midwest, regolamento di conti, gioc’al massacro, sequela montante di colpi di scena falsi come Giuda ch’olezza di déjà vu e di malcelat’istrionismo. Obbligata reunion familiare con riesumazione d’altarini, rancori e rapporti problematici, “la struttura di ‘I segreti di Osage County’ è una sempiterna garanzia per il pubblico: c’è l’identificazione […] e c’è la possibilità di lasciare gl’attori a briglia sciolta, megli’ancora (?) se quest’attori son’anche dei mostri sacri d’Actor’s Studio.” “Pretesto hollywoodiano per far sfoggio di grand’interpretazioni [femminili, mentr’i maschietti – Ewan McGregor, Chris Cooper, Benedict Cumberbatch – sono relegat’ai margini] da candidare agl’Oscar”, regia timid’e incolore di John Wells, soffocato dall’impianto teatrale nonostante l’aperture paesaggistiche. “Non c’è nulla che non si sia già visto altrove, [ed] è tutto presentato con tale virulenza, crudeltà e cinismo ch’arrivare ai titoli di coda è una tortura […]. Due ore di pellicola, eppur’è quasi solo contorno, riciclo e rimasticatura d’un canovaccio classico. L’idee, quell’importanti e che rimangon’in testa una volta grattata via la patina, sono poche. [… Ogn’elemento] è così calcato (e sovrinterpretato) da scadere a tratti nell’autoparodia [e nel melodrammatico]. In ultim’analisi, il film non dice nulla di nuovo né di particolarment’interessante, e punta più che altro a coinvolgere (distrarre?) con la confezione” (Gabriele Ferrari). Compres’i Kings of Leon dell’acustica “Last Mile Home” e il Bon Iver di “Hinnom, TX”.

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