«”Sicario” is the first in a thematic trilogy exploring the modern American frontier, and how much it’s changed and how much it hasn’t. “Comancheria” [ED. NOTE: “Comancheria” eventually became “Hell or High Water”], which takes place in west Texas in the oil rich belt of West Texas, is the second in that trilogy, and “Wind River”, which takes place on the Wind River Indian Reservation in Wyoming, is the conclusion, thematically» (intervista ad UPROXX, 3 marzo 2016). Con “Wind River”, 3° film di questa trilogia della moderna frontiera americana, Taylor Sheridan debutt’anche alla regia. Emulo di Cormac McCarthy e della sua trilogia della frontiera (“Border Trilogy”), s’inserisce nell’odierno mainstream nichilista in cui, “all’insensata e brutale violenza del nostro tempo spietato, fa da contrappunto la saggezza antica e «di destra», naturalmente religiosa, capace ancora di stupirsi per il male nel mondo e di ringraziare per il bene ricevuto da Dio sapendo di non meritarlo”. Nel Wyoming di Sheridan ci son più sparasentenz’esistenzialistiche ch’in un qualsiasi film d’Allen, Bergman, Tarkovskij, ecc., e non son’affatto perle di saggezza nonostante l’immane sforzo di vendercele come tali. Sono frasi-slogan alla Jep Gambardella mess’in bocc’a gente vissuta e che dunque dovrebbe saperla lunga, molto meglio degl’altri. Falso quant’un farlocco taroccato. Il piacer’è tutto vostro.
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