Va molto di moda di questi tempi al cinema riportare in auge vecchie fiabe ( Cappuccetto Rosso Sangue, Beastly, Biancaneve e il Cacciatore ecc. ), reinventandole proprio per renderle più piacevoli al pubblico moderno. E Bryan Singer col suo Cacciatore di Giganti non voleva essere da meno. Ma ahimè lo è stato, almeno in parte.
Le pecche di questo film sono molte ( una sceneggiatura non proprio convincente e il fatto che risultasse poco profondo), così come anche molti sono i pregi ( da un cast motivato e credibile a una scenografia e caratterizzazione dei giganti notevole ) ma a fonderli insieme ci pensano un ritmo altalenante e una storia poco convincente, che parte col botto coi due protagonisti che vivono la storia ognuno a modo suo per poi svilupparsi in maniera affrettata e concludersi senza dare troppe spiegazioni. Jack ( il protagonista appunto ) è un contadino che da sempre sogna di partire per l’avventura, ma con l’amara convinzione che non potrà mai farlo, incontra per caso un giorno la principessa Isabelle, anch’essa amante dell’avventura e con le stesse probabilità di partirvi. Jack, andando a vendere in città il carretto e il cavallo dello zio, viene avvicinato da un monaco che gli confessa di aver bisogno proprio di un cavallo e che in cambio può dare solo dei fagioli. Dei fagioli magici. A questo punto Jack, un po’ per forza un po’ per desiderio, prende i fagioli e li riporta a casa. Quella stessa notte la principessa arriverà a casa sua e i fagioli per magia faranno crescere un’immensa pianta che salirà dritta su per il cielo, fino alla terra dei giganti.
Il modo in cui la storia viene raccontata, ossia dal punto di vista prima di Jack e poi dei giganti, fa si che lo spettatore possa capire le pesanti rivalità che ci sono tra questi due popoli, mette a confronto due realtà molto differenti: da una parte ci sono gli esseri umani che hanno deciso di non credere più all’esistenza dei giganti e li hanno bollati come miti e dall’altra ci sono i giganti stessi che non vedono l’ora di scendere sulla terra, sgranchirsi le gambe e abbuffarsi di uomini, donne e qualsiasi altra cosa commestibile. Ad un certo punto però, la scena cambia, perché veniamo a sapere che c’è ancora un uomo che crede all’esistenza dei giganti e che, anzi, li vuole dominare. Purtroppo però, quando si complotta contro il fuoco non si può finire che bruciati.
Quindi se da una parte ci sono delle perfomance capture e immagini in CGI spettacolari, una scenografia che ti fa strabuzzare gli occhi, una definizione dei giganti al millimetro ( sempre sporchi, emaciati e molto affamati ) ed un cast d’eccezione dall’altra c’è una sceneggiature che definire poco curata sarebbe un eufemismo e una palese poca profondità dei personaggi. L’opera di Bryan Singer non è per niente da scartare comunque, ma di certo poteva essere maggiormente curata. Consigliato a tutti quelli che dal film Disney ( Topolino e il Fagiolo Magico ), sentivano la mancanza di queste divertenti parole : “Ucci, ucci sento odor… di cristianucci! “
Il cacciatore di giganti: la recensione di Fantasy_1989
