Il cacciatore di giganti: la recensione di Silvia Urban
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Il cacciatore di giganti: la recensione di Silvia Urban

Il cacciatore di giganti: la recensione di Silvia Urban

Il peggior difetto de Il cacciatore di giganti è che offre esattamente il tipo di intrattenimento che ci si aspetta, già ampiamente preannunciato da trailer e clip.
Il che significa una favola che non si prende troppo sul serio e si guarda senza troppe pretese, previa accettazione di un patto per cui lo spettatore decide di lasciarsi coinvolgere dalla guerra tra gli umani e un popolo di giganti che minaccia di riconquistare la Terra; il perché viene presto chiarito da un prologo che ricostruisce l’intera genesi del conflitto e nel frattempo, attraverso un interessante parallelismo che si mantiene per tutta la durata del film, introduce i due protagonisti dell’avventura: Jack, un umile contadino, e Isabelle, la principessa che lui dovrà salvare.
Molto del merito va attribuito a una sceneggiatura ironica ma non frivola, che si concede giusto qualche inciampo scurrile nella descrizione dei giganti – oltre a un aspetto repellente, sono abituati a una certa trivialità – e a un impianto visivo forte.

Dopo l’immersione storica di Operazione Valchiria, Bryan Singer ha voluto sperimentare nuovi orizzonti, giocando con il fantasy e facendo finalmente sue tecniche che avevano sempre stuzzicato la sua curiosità quali 3D e motion capture, quest’ultima usata per dar vita all’intero esercito dei titani. Non è difficile intravedere nella scelta delle inquadrature e nelle soluzioni di montaggio l’entusiasmo di un regista che da quando ha avuto in mano la Epic Red (la stessa usata da Peter Jackson ne Lo Hobbit) ne ha testato nel minimo dettaglio le potenzialità, riuscendo a fondere con omogeneità CGI e live-action. Sono rare le occasioni in cui la finzione si rende palese (accade quando la macchina da presa adotta la prospettiva dei giganti) e sono soprattutto le sequenze d’azione a beneficiare delle magie tecnologiche. E a garantire la giusta dose di adrenalina a uno spettacolo che fa un buon uso dei tempi, inserendo sapientemente i punti di svolta che rimettono in moto la vicenda e riagganciano l’attenzione del pubblico.

Conforme al trend in cui si inserisce, Singer rilegge in modo originale e divertente la celebre fiaba di Jack e il fagiolo magico, lavorando sulla caratterizzazione dei personaggi – c’è l’eroe per caso, la principessa ribelle e avventuriera, il viscido consigliere del re e l’ironico guardiano del palazzo, perfettamente incarnati dai rispettivi interpreti – e sulla chiave di lettura che insiste sull’importanza di continuare a tramandare le storie e garantire lunga vita alle leggende che alimentano il nostro patrimonio popolare.

Leggi la trama e guarda il trailer del film

Mi piace
La chiave di lettura della favola, la forza dell’impianto visivo e le divertenti interpretazioni degli attori.

Non mi piace
Gli scivoloni scurrili legati alla caratterizzazione dei giganti. Nonostante sia chiaro il percorso di maturazione dei protagonisti, non c’è un vero approfondimento psicologico e drammatico della vicenda. Il racconto rimane a un livello epidermico.

Consigliato a chi
Agli amanti del fantasy, che qui troveranno un universo più giocoso e meno filosofico rispetto a Lo Hobbit.

Voto
3/5

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