Il cammino per Santiago: la recensione di Mauro Lanari
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Il cammino per Santiago: la recensione di Mauro Lanari

Il cammino per Santiago: la recensione di Mauro Lanari

Imbarazzante, ma tanto. Dunque: nel 1970 i Living Theatre se ne escono con la pièce “Paradise Now”, aquariana e newagista. Coppola replica veemente con la tormentata produzione d'”Apocalypse Now” (1979). Poi a 68 anni, nel 2007, espone la sua proposta in “Un’altra giovinezza”, uno scenario spirituale pure più irenico e smielato di quello degli stessi Living Theatre. Lascia però in sospeso il “suo” protagonista Martin Sheen, ancor’alle prese con Kurtz, Conrad e il viaggio lungo la serpentina di fiume ed esistenza. A questo punto irrompe il figlio di Sheen, Emilio Estevez, fratello di Charlie, regista e attore, il quale present’al padre il ruolo principale in un film assolutorio e riconciliativo “ad personam” o “ad familiam”, la pellicola qui in esame. “The Way” sta al percorso del capitano Willard come, nell’OST, la Morissette sta a Morrison e “Thank U” sta a “The End”: pacifismo ecumenico, globale e sincretista di contro all’edipico funereo. Il mix di due pellegrini europei e di due nordamericani, più l’incontro coi nomadi Rom cittadini del mondo, rinsalda questa tesi. Tipo la trasposizione cinematografica d’un Coelho, un Odifreddi o un Valzania qualunque. Ancor’una volta: solo “aut-aut”, “Cuore di tenebra” o “Cuore di melassa”, “tertium non datur”?

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