Spettacolare. È questo l’aggettivo che meglio sintetizza e racconta Il castello nel cielo di Hayao Miyazaki, un manifesto di immaginazione allo stato puro, che sbarca finalmente in Italia a ventisei anni dalla sua nascita.
Il primo lungometraggio prodotto dallo Studio Ghibli, sceneggiato e diretto dal maestro giapponese, cattura lo spettatore fin dai titoli di testa, veri e propri quadri che catapultano in un mondo d’incanto, nella culla di tutte le future opere del genio dell’animazione del Sol Levante.
Attraverso l’avventura di Sheeta e Pazu, due ragazzini orfani che incrociano il loro destino, partiamo alla ricerca della leggendaria Laputa, isola volante che nasconde un tesoro inestimabile, un potere grandioso quanto letale. Sulle loro tracce un uomo misterioso e potente, aiutato dall’esercito, e una famiglia di pirati. Due squadroni d’assalto, che si combattono a bordo di pittoresche navi volanti, per impossessarsi della “chiave” della città, una pietra magica, che la famiglia di Sheeta si tramanda da generazioni.
Il film porta, in nuce, tutti i capisaldi dell’animazione targata Studio Ghibli. In primis i personaggi, solidissimi pur nel tratto rarefatto del disegno a mano, che porta con sé il profumo di un’arte antica, la quale non smette di ammaliare pure nell’epoca d’oro del digitale e della computer grafica 3D. È proprio qui, infatti, che la fantasia senza confini di Miyazaki trova la sua massima espressione, riuscendo a dar vita a mondi altri, rispolverando maestri della cultura occidentale moderna: I viaggi di Gulliver di Jonathan Swift, L’isola del tesoro di Robert Louis Stevenson, e I viaggi di Jules Verne metabolizzati attraverso il cinema di Méliès.
Un tripudio di citazioni e rimandi e riferimenti alla storia contemporanea (la seconda guerra mondiale in testa con l’abominio della bomba atomica) che s’incontrano e insieme convogliano verso il messaggio antibellico, che diverrà – insieme a quello ambientalista, anch’esso qui già presente – ricorrente nei futuri progetti del maestro.
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Mi piace.
La poesia immaginifica, marchio distintivo di Hayao Miyazaki, capace di fare suo un mix di culture e regalarci mondi fantastici completamente nuovi.
Non mi piace
Alcuni passaggi potrebbero meno diluiti per garantire maggiore ritmo all’azione.
Consigliato a chi
A tutti i fan del regista e ai neofiti, per scoprire la culla di tutte le future opere del genio dell’animazione giapponese.
Voto
4/5