Il cavaliere oscuro - Il ritorno: la recensione di AlessandraTrinci
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Il cavaliere oscuro – Il ritorno: la recensione di AlessandraTrinci

Il cavaliere oscuro – Il ritorno: la recensione di AlessandraTrinci

La trilogia del Cavaliere Oscuro non è un film di guerra o di mantelli, è la storia di un uomo che cadendo e rialzandosi impara a vivere la sua vita così come facciamo noi ogni giorno.
Il film inizia con un Bruce Wayne che ha ormai rinunciato a Batman, ma che soprattutto ha rinunciato alla vita. L’unica donna che abbia mai amato è morta a causa sua, non c’è più niente nel mondo per lui. Una figura molto bella è quella di Alfred: eravamo abituati ad un maggiordomo obbediente al limite del mutismo, ora invece la versione di Nolan arriva addirittura ad abbandonare Bruce nel disperato tentativo di fargli capire che la sua vita non è finita. Oramai Batman non esiste più, deve appendere maschera e mantello e rifarsi una vita vera.
La parte forse più bella dell’intero film è quella della prigionia di Bruce nel pozzo. Questa è infatti l’occasione ideale per l’uomo pipistrello di capire fino in fondo ciò che il padre gli aveva detto quando da bambino era caduto: ” Why do we fall, Bruce? So we can learn to pick ourselves up.”- ”Sai perché cadiamo? Per imparare a rimetterci in piedi.” Vediamo un uomo a pezzi, spezzato nel fisico quanto nello spirito: le delusioni, le sconfitte, i lutti, gli abbandoni, gli ultimi anni di esilio forzato si canalizzano in queste settimane di prigionia. Ma vedere la propria città cadere ogni giorno di più costringe il nostro eroe alla ripresa. La rabbia risale, così come la voglia di tornare più forte di prima per combattere e sconfiggere Bane. Nei primi tentativi fallimentari di scalata l’insegnamento del padre tocca l’apice della significatività: per imparare a rialzarsi, non solo bisogna esser prima caduti, ma bisogna soprattutto temere la ricaduta, la sconfitta, ovvero la morte. L’uomo fiaccato e spezzato dal lutto, come diceva Alfred, non faceva altro che attendere la morte, ma solo l’uomo che teme la morte può evadere e lottare contro il male, perché solo chi ama davvero la vita può difenderla. Senza corda, quindi, Bruce scala il pozzo e trova la libertà: può così tornare a Gotham più forte di prima. Può di nuovo essere Batman.
Un’altra figura molto ingegnosa è quella della non convenzionale Catwoman. Bellissima è l’insistenza con cui Bruce cerca di convincerla che in lei c’è di meglio, quasi come se in lei vedesse il se stesso di molti anni prima, quello in cui l’amata Rachel non era riuscita mai a credere fino in fondo. Selina è solo una ragazza che ha fatto molti errori e che ora sta cercando una seconda chance, così come Bruce.
I finali di Christopher Nolan, si sa, sono sempre sorprendenti ma credo che questo, grazie anche alle musiche di Hans Zimmer, sia il migliore di tutti. Batman muore sacrificandosi per la sua città ma non è finita qui. Vediamo Bruce e Selina prendere un caffè sulle rive dell’Arno mentre il giovane Robin trova la bat- caverna. Due giovani vite hanno trovato la forza di vivere davvero forse per la prima volta, mentre un nuovo eroe sta nascendo. Bruce non aveva forse detto a Robin che ”Chiunque può essere un eroe”?

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