Il cavaliere oscuro - Il ritorno: la recensione di Luca Maragno
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Il cavaliere oscuro – Il ritorno: la recensione di Luca Maragno

Il cavaliere oscuro – Il ritorno: la recensione di Luca Maragno

Il terzo film di Christopher Nolan su Batman è prima di tutto la conclusione di una saga. Difficile capirlo e interpretarlo come film a sé stante, troppi sono i riferimenti agli altri due capitoli per poter seguire la trama serenamente senza averli visti. Si parte dalle bugie sulla morte di Harvey Dent alla fine del secondo episodio per usarle in tutto il film come meccanismo morale che mette in moto i personaggi; si finisce per ricollegare la storia a Ra’s Al Ghul, il nemico in Batman Begins.
Sul piatto si mette tantissimo: Catwoman, la ladra che viene dai bassifondi; Bane, il Male che vuole distruggere un mondo senza speranza; Bruce Wayne/Batman demolito nel corpo e nello spirito e costretto a risorgere; il commissario Gordon alla guida di una resistenza prima di tutto morale; un giovane poliziotto (Gordon-Levitt) che cerca di trovare la strada giusta per costruire un futuro migliore.
Le quasi tre ore del film sono dense di dialoghi e scene d’azione che offrono uno spettacolo ricco. I fans non rimarranno delusi e avranno piacere nel farsi trascinare dalla “voglia di epicità” del film. Un occhio attento però non può esimersi dal ridimensionare una pellicola che rimane epica solo nelle intenzioni, e che sprizza da tutti i pori la voglia di smarcarsi dalla dimensione di semplice cinecomic di intrattenimento senza riuscirci mai. A ben guardare sceneggiatura e regia scadono addirittura nel banale: vi sono combattimenti con inquadrature larghe dove vediamo scagnozzi armati fermi ad aspettare di essere menati piuttosto che sparare a Batman. Vere e proprie sciocchezze si sprecano: Bruce Wayne è zoppo ma si cura con un tutore super-tecnologico che a un certo punto sparisce senza che la menomazione torni; Gordon-Levitt indovina l’identità segreta di Batman da uno sguardo; rapine che iniziano al mattino e finiscono nel giro di 8 minuti per essere notturne; e poi recuperi da ferite mortali poco plausibili, gadget tecnologici e tute ritrovate senza adeguate spiegazioni, viaggi in luoghi che paiono remoti compiuti non si sa come né in quali tempi. Si usano perfino cliché ormai superati: il cattivo che alla fine fa lo spiegone delle sue motivazioni proprio non si può più sentire.
C’è chi si soffermerà sui numerosi temi tirati in ballo: il valore della verità, il coraggio di superare le proprie paure, persino la visione della trilogia come un viaggio nella schizofrenia: prima personale di Batman, poi degli altri con la teoria del caos del Joker e infine collettiva con l’anarchia di Bane. Sarebbero pregi se riuscissero a presentarsi meno confusi, se non dessero al film quell’aria di prendersi troppo sul serio poi smentita da scivoloni di ingenuità, se non mettessero il film in una situazione insostenibile che lo fa diventare vittima delle sue stesse ambizioni. Perché in fin dei conti questo Batman è solo una versione più elegante del solito, veste lo smoking, ma sotto sotto non ha cambiato pelle e racconta di gente in maschera che se le dà di santa ragione.

Mi piace
Il cinema di Nolan è classico (poca cgi, comunque non ovvia o evidente, no 3D, trame che non sono solo action-clip raffazzonate insieme): il suo successo rispetto al cinema-Luna Park significa che c’è ancora fame di Storie sul grande schermo.

Non mi piace
Il tentativo non riuscito di smarcarsi dai cinecomic

Consigliato a chi
I fan della saga

Voto: 2/5

 

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