Il figlio di Babbo Natale: la recensione di Emilia Iuliano
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Il figlio di Babbo Natale: la recensione di Emilia Iuliano

Il figlio di Babbo Natale: la recensione di Emilia Iuliano

Divertente, intelligente, magico e politicamente scorretto. Ma allo stesso tempo attento alla tradizione e agli ingredienti dei classici per famiglie. La Aardman Animations centra il bersaglio e ci regala il film di Natale più spassoso degli ultimi anni.
Gli autori di Galline in fuga e Wallace & Gromit, che devono fama e successo ai loro eroi di plastilina e alla stop-motion (che torneranno in auge grazie a Pirati! Briganti da strapazzo), per le feste puntano tutto sulla commedia animata e virano sulla CGI. Una scelta che meglio sposa la scelta di un sobrio 3D, che sfrutta soprattutto la profondità di campo, e al contempo riesce a mantenere un perfetto stile “Aardmanesco”, simulando le imperfezioni e le assimetrie tipiche dei personaggi d’argilla e grazie all’aiuto della Sony Pictures Animation e della squadra di artisti e tecnici della Sony Pictures Imagework ed Aardman – come già in passato era accaduto per la co-produzione DreamWorks Giù per il tubo. E proprio come nel 2006, partiamo alla scoperta di un mondo segreto e sorprendente.

Se all’epoca eravamo finiti tra i meandri della vivace città sotterranea delle fogne londinesi, con Il figlio di Babbo Natale voliamo dritti al Polo Nord per scoprire l’arcano mistero che si cela dietro la domanda che ogni bambino si è posto: come fa Babbo Natale a recapitare tutti i regali in un’unica notte? La risposta è racchiusa in una straordinaria officina high tech nascosta nel sottosuolo artico, in una slitta che farebbe invidia all’Enterprise e in un milione di elfi che lavorano in squadre da tre e che hanno 18,4 secondi per entrare in ogni casa come minuti Ocean’s Eleven in un caveau.

Al centro della scena, come in ogni commedia natalizia che si rispetti, una famiglia sull’orlo di una crisi di nervi. Ma non una famiglia comune, bensì quella di Babbo Natale, che propone parodicamente una comica e variegata rassegna di “casi umani” da manuale, rivisti e corretti però per l’era 2.0. A partire dal Santa Claus in carica, troppo concentrato sul suo lavoro per occuparsi dei suoi cari e talmente attaccato alla propria poltrona da rinviare la meritata pensione e mandare in frantumi i sogni di gloria del figlio maggiore, pronto a ereditare il testimone. Proprio lui, Steve, è stato l’artefice del restyling tecnologico di casa Natale. Ma il suo sofisticatissimo apparato, degno di un fedelissimo del suo omonimo (sarà un caso?) Jobs, che si fonda sui più sofisticati mezzi di comunicazione, non è infallibile: la consegna di un regalo viene mancata. L’unico a cui sembra importare è la pecora nera della famiglia, Arthur. Goffo, fifone e maldestro, è stato relegato allo smistamento della posta, ma portare a termine la missione incompiuta potrebbe essere il suo riscatto. Così intraprenderà una corsa contro il tempo per il più folle viaggio della sua vita, insieme allo sconsiderato Nonno Natale, che ricorda insieme il Mago Merlino de La spada nella roccia per aspetto, Abe Simpson per acciacchi senili e Stewie Griffin per cinismo, e che per tutto il film regala perle di dissacrante umorismo.

Leggi la trama e guarda il trailer del film

Mi piace
Nonno Natale: il personaggio più originale e riuscito

Non mi piace
La linea politicamente scorretta avrebbe potuto farsi largo in qualche modo anche nel finale, mentre il film si chiude con un classico happy end.

Consigliato a chi
A tutti. E’ il film più natalizio del 2011

Voto
4/5

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