Questa della Disney non è la storia di Doroty e delle sue scarpette, quella che abbiamo conosciuto attraverso le pagine di L. Frank Baum e la voce e il viso di Judy Garland.
E’, si può dire, la vera storia del mago di Oz e di come egli sia diventato il re della Città di Smeraldo.
Un’altra storia, anche se molti degli elementi che ci sono familiari si conservano e si ripetono: un paesino del Kansas, un tornado, un mondo fantastico; scimmie con le ali, streghe buone e cattive, omini di latta, leoni e spaventapasseri.
Oscar (e un’altra decina di nomi) Diggs, alias Oz (un assolutamente perfetto James Franco), è un illusionista da circo. Donnaiolo, egoista, avido, bugiardo. Un truffatore.
Ma c’è del buono in lui, anche se dovrà vivere una grande avventura per scoprirlo.
Si dice che tutti nella vita si trovino, prima o poi, davanti all’occasione di cambiare la propria esistenza; per Oz questa occasione è rappresentata dal tornado che dal Kansas lo porta in un mondo dai colori sgargianti, dove gli animali possiedono il dono della parola ed esiste la magia.
L’incontro con le tre streghe Theodora (Mila Kunis), Evanora (Rachel Weisz) e Glinda (Michelle Williams), lo porterà ad essere coinvolto nelle vicende del magico regno. Dovrà imparare a distinguere il bene dal male e scegliere se essere o no per il popolo di Oz, quello che tutti sperano e credono che lui sia.
Un film lontano dall’essere un capolavoro, ma comunque ben fatto e raccontato, di quelli che ti ricordano perché da bambino amavi tanto le fiabe.
A tratti forse un po’ troppo zuccheroso, a causa di quell’odioso stereotipo duro a morire, che vuole il buono per forza melenso.
La morale di fondo, tratto fondamentale dello stile disneyano, è meno scontata di quanto si pensi, dato che viviamo un momento storico in cui la realtà ti prende quotidianamente a schiaffi.
“Il grande e potente Oz” ci insegna che il primo presupposto per la realizzazione di qualsiasi progetto è il credere in esso. E che ognuno di noi può essere esattamente quello che sceglie di essere e sfruttare anche i lati oscuri della propria persona per fare qualcosa di buono.
Aspettavo questo film da tanto e non mi vergogno di essermi trovata in una sala piena di bambini sotto i 12 anni: l’infanzia è stata una delle esperienze più belle che abbia vissuto. E credo che una fuga nel mondo della fantasia, di tanto in tanto, non faccia altro che bene.
A quello più ovvio della fede, aggiungerei un messaggio non meno importante: mai e poi mai giocare col cuore di una donna. Vedere per capire.
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