Sono trascorsi 15 anni dall’uscita nelle sale de Il mio grosso grasso matrimonio greco e la famiglia Portokalos ha deciso di tornare sui grandi schermi più irriverente che mai.
Dal primo film sono passati circa 18 anni e le cose procedono lisce (anche troppo) nella vita di Toula (Nia Vardalos) e Ian (John Corbett): hanno una figlia che sta per andare al college, Paris; l’agenzia di viaggi dove lavorava Toula ha chiuso e da quel momento la sua vita è diventata casa-ristorante e scuola; ma soprattutto, non hanno più tempo per loro da quando sono diventati genitori e hanno messo da parte se stessi e il romanticismo.
E se il numero dei componenti della famiglia è cambiato negli ultimi anni, una cosa non è mutata però, i Portokalos rimangono la famiglia più unita di Chicago! E pur avendolo accettato in famiglia Ian, l’uomo dai greci è ancora considerato uno xeno (straniero, insomma). Per non parlare del fatto che ogni parola, ogni oggetto, che il mondo possiede abbia radici greche, «anche Facebook, lo chiamavamo telefono».
Se non bastasse nonno Gus, il capo famiglia, richiede tutte le attenzioni della nostra protagonista, sia sul lavoro che fuori. È passata l’età in cui il Vetril poteva aggiustare ogni cosa (anche se Costas ci crede ancora fermamente) ed è arrivato il momento di conoscere le proprie radici. Sarà vero che i Portokalos discendono da Alessandro Magno?
Ma il titolo non è stato scelto a caso, nel sequel è anche tempo di organizzare un nuovo matrimonio! Perché è questa la novità: Gus e Maria hanno vissuto nel “peccato” per 50 anni e devono porvi rimedio (considerando l’importanza del matrimonio in famiglia). E quindi la Zia Voula e tutto il resto della gang si coalizzano per dare vita al sogno della matriarca della famiglia: un grosso grasso matrimonio greco! Il tutto farcito da siparietti divertenti e momenti esilaranti, ma anche ricchi di malinconia.
Perché la storia non è tanto diversa da quella di 15 anni fa: un ragazza greca che si sente stretta nelle sue radici e che pur amando immensamente la sua famiglia vuole realizzare i suoi sogni. Perché in fondo Paris è la Toula di vent’anni prima. E lei lo sa, per quello è una madre diversa da Maria, ma allo stesso tempo non riesce a immaginare come potrebbe vivere lontano dalla figlia. Questa la ragione principale che porta Ian e Toula ad annullarsi nel ruolo di genitori e a ripercorrere i passi della classica famiglia oppressiva e sempre presente.
Troppa carne al fuoco forse e qualche buco nella sceneggiatura. In un periodo in cui i film durano troppo, qui si fa la scelta contraria, sottraendo però del tempo alla storia, che vede l’apertura di numero fili narrativi, molti dei quali non vengono portati a termine.
Insomma, è passato del tempo dal primo capitolo e, anche se la storia si ripete, Il mio grosso grasso matrimonio greco 2 risente degli anni trascorso. Non è chiaro se la colpa sia da imputare alla sceneggiatura della Vardalos, probabilmente invecchiata come il suo personaggio, o forse al cambio di registro nella regia, infatti Kirk Jones si allontana un po’ dallo sguardo innovativo di Joel Zwick. L’unica cosa chiara è che rivedere sul grande schermo la famiglia Portokalos risveglierà sentimenti contrastanti: si ride sempre, inevitabilmente, ma lo si fa in un modo diverso, quasi nostalgico, come quando rivedi un vecchio amico che non vedevi da un po’, ma il quale avrà sempre un posto speciale nel tuo cuore.
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Mi piace: le dinamiche famigliari assurde e portate allo stremo nelle quali ci si rivede comunque.
Non mi piace: la narrazione quasi episodica che lascia aperte troppe linee narrative.
Consigliato a chi: Manca la famiglia Portokalos e guarderà al film nel modo giusto, senza aspettarsi troppo.
Voto: 2/5
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