Il mio migliore incubo!: la recensione di Annu83
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Il mio migliore incubo!: la recensione di Annu83

Il mio migliore incubo!: la recensione di Annu83

Quando due culture di vita completamente diverse, anzi opposte, si scontrano… Comincia il divertimento.
Soprattutto se stiamo parlando di una cultura e una sub cultura.
Ma andiamo con calma: Adrian è un ragazzino scolasticamente svogliato e sicuramente non futuro premio Nobel. Tony è sveglio, cerebralmente attivo e un ottimo studente in grado di stupire i grandi usando termini come “arborescenza”. Agathe e François sono i ricchi genitori del primo. Patrick è un alcolizzato che vive alla giornata e combatte contro i servizi sociali che vorrebbero togliergli la custodia di Tony perché non è nemmeno in grado di offrirgli una dimora fissa. Agathe è una donna in carriera che si occupa di arte, e il marito è un affermato editore. Patrick si arrangia con lavoretti di fortuna, intanto continua a bere e ad avere un debole per le grasse e le tettone. Agathe è elegante e si circonda di persone serie. Patrick indossa quasi sempre la stessa canotta, fuma a ripetizione e utilizza volgarità gratuite, gergo scurrile e metafore politicamente scorrette.
Un incubo, insomma.
Due ceti sociali così diversi da sembrare appartenenti a due diverse galassie, in pratica due rette parallele.
Eppure quando Patrick suona al campanello della ricca casa dei genitori di Adrian, per andare a “ritirare” Tony chenel frattempo è diventato il migliore amico di Adrian, questi ingredienti si mischiano, si amalgamano e creano qualcosa di mirabile. Le due rette si flettono, e cominciano ad avvicinarsi in maniera lenta ma inarrestabile, in una riproposizione della classica “teoria del piano inclinato”.
Con questa commedia il cinema d’oltralpe mette ufficialmente la freccia e supera il cinema nostrano, per lo meno per quanto riguarda la commedia brillante, genere fin troppo povero nel nostro Paese, in un cinema popolato dei soliti nomi.
Due grandi interpretazioni. Davvero notevole quella di Benoît Poelvoorde nei panni del genitore “di serie B” diviso a metà tra premurositá nei confronti del figlio, e disinteresse verso tutto ciò che non sia fumo, alcol, donne e soldi. Esilarante, e pirotecnico nelle sue freddure, credibile in ogni sua smorfia, cinico e sensato nei dialoghi.
Un po’ più silenziosa ma bene interpretata la parte di Isabelle Huppert, trascinata da una sceneggiatura fatta di dialoghi affilati in grado di regalarle un perenne alone sarcastico nei confronti di qualcosa ritenuto inferiore a prescindere.
Un film divertente, fatto appositamente per far ridere, ma capace in alcuni punti di mettere un vestito più elegante e proporre spunti più seriosi.
Insomma, un ennesimo ottimo colpo del cinema francese, che in questo inizio 2012 sembra aver trovato nuovo vigore e nuova linfa, e promette di non fermarsi qua.

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