Messo da parte lo splatter e il torture porn, Eli Roth (Hostel) approda imprevedibilmente al cinema di paura per famiglie e dirige Il Mistero della casa nel tempo, racconto soprannaturale e adattamento di La Pendola magica del 1973, il primo romanzo di una saga illustrata per ragazzi ad opera di John Bellairs e Edward Gorey.
1955, Lewis (Owen Vaccaro) appena rimasto orfano, è costretto a trasferirsi in Michigan nella casa dello zio Jonathan (Jack Black), un uomo eccentrico che vive in una vecchia magione bizzarra quanto lui e passa le giornate a battibeccare con l’algida vicina, la signora Zimmerman (Cate Blanchett). Una notte, incuriosito dai continui rintocchi di un’orologio che sembrano provenire dalle pareti della villa, scoprirà non solo che lo zio e la confinante sono uno stregone e una strega, ma che lui stesso ha dei poteri. Sconvolto dalla notizia, ma deciso a fare del suo meglio per imparare a usare la magia, non passerà molto tempo prima che si trovi impegnato in prima persona nel salvataggio dell’umanità intera.
Pensato per un pubblico di giovanissimi, che si stringeranno ai genitori soprattutto nell’ultimo atto, quello più dark e spaventoso, del film si apprezza soprattutto l’estetica old style. In un’epoca di fantasy con mostri giganteschi e completamente digitali, qui – pur con qualche comprensibile eccezione – il piccolo protagonista deve vedersela con eserciti di bambole e pupazzi arrugginiti, semoventi poltrone imbottite e rumorosi orologi; il tutto all’interno di una scenografia lignea e barocca, che dà peso all’intero racconto. Quello di Roth è quasi un omaggio al cinema spielberghiano anni Ottanta – e il signor Spielberg appare tra i produttori -, che miscela con buona mano spaventi e risatine.
E anche se la scrittura a volte è frettolosa, e non approfondisce il mondo che mette in scena quanto potrebbe, a funzionare sono soprattutto i divertenti siparietti tra Black e Blanchette, che offrono ai più piccoli un inventario di insulti più che altro buffi da riutilizzare negli anni a venire. E se Jack Black, con tutto il repertorio di smorfie che gli conosciamo non sorprende particolarmente (abbiamo una gran voglia di rivederlo in ruoli più drammatici, come accaduto in Don’t Worry), Cate Blanchett, con la sua straordinaria eleganza, dimostra ancora una volta il suo immenso talento.
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