Il pescatore di sogni: la recensione di Giorgio Viaro
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Il pescatore di sogni: la recensione di Giorgio Viaro

Il pescatore di sogni: la recensione di Giorgio Viaro

Capita alla volte di rimpiangere la sparizione del cinema americano “medio”, quello che ormai sembra essere stato rigettato nel mercato dell’home video dalla prepotenza dei blockbuster fantasy (in senso stretto e lato, come lo sci-fi o i cinecomix) e dalla persistenza – seppur marginale – del cinema d’autore. Il pescatore di sogni risponde infatti a una logica produttiva sempre meno diffusa e ormai quasi sempre indie (tanto che il film, pur essendo una commedia romantica, sarà probabilmente destinato al canale del cinema d’essai): quella del prodotto di intrattenimento ben confezionato e con interpreti di buona fama. Ma senza effetti speciali importanti, senza picchi d’originalità in sceneggiatura, e senza soluzioni registiche “estreme”, perché acrobatiche o particolarmente contemplative.

Il film racconta il tentativo del governo britannico, impersonato dall’efficentissima ufficio stampa del Primo Ministro Patricia Maxwell (Kristin Scott Thomas), di coprire le magagne della campagna militare in Afghanistan con un’operazione mediatica sui generis e di promettente impatto popolare. L’occasione è fornita dalla richiesta di un sultano yemenita appassionato di pesca che vorrebbe importare nel propri territori la caccia al salmone (da cui il titolo originale). A far funzionare un progetto tanto improbabile (che richiede dighe, vasche artificiali, il trasporto aereo di migliaia di pesci e una cifra enorme di denaro) ci penseranno un ittiologo restio alle emozioni (Ewan McGregor) e Harriet (Emily Blunt), la rappresentante dello sceicco, a sua volta fidanzata con uno dei soldati impegnati in Medio Oriente.

La trama romantica – che nemmeno vi raccontiamo, tanto è ovvia date le premesse – è la traccia cui si sovrappongono le altre: l’elogio dell’apertura al nuovo e al diverso come strumento di progresso (sociale e personale); la satira degli strumenti di propaganda delle democrazie occidentali (che ricorda Sesso e Potere di Barry Levinson); e – sforzandosi un po’ – l’anti-naturalismo intrinseco ai processi capitalistici. Tutto raccontato con vistoso didascalismo (e un po’ poche comparse), ma anche con una regia solida, e un montaggio ordinato. E poi bravi interpreti, una generosa manciata di dialoghi divertenti e una punta di melò come si deve. Alla fine dei conti, nemmeno poco.

Leggi la trama e guarda il trailer del film

Mi piace
Belle facce, ottimi dialoghi, storia che fila via senza intoppi

Non mi piace
Non c’è niente che renda il film memorabile

Consigliato a chi
Cerca una commedia romantica con due splendidi protagonisti

Voto: 3/5

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