VOTO: 5,6/10
Fred Jones è un esperto di ittica che lavora per il governo britannico. Un giorno gli viene commissionato il lavoro più grande della sua carriera, ossia il trasporto di migliaia di salmoni nelle acque dello Yemen. Il tutto viene visto come un’opportunità per affermare le alleanze anglo-yemenite e così il progetto ha inizio. Dapprima Fred si trova spiazzato dal lavoro data l’impossibilità del salmone di sopravvivere al clima dello Yemen, ma l’aiuto della bella collega Harriett gli farà cambiare idea.
Il regista di Chocolat e Hachiko torna con una nuova favola, stavolta però di impatto minore rispetto alle due precedenti.
Tanto per cominciare il titolo italiano è la solita ulcera per il mio organismo, poiché il Pescatore di Sogni sarebbe, secondo l’Italia, la giusta traduzione di Salmon Fishing in the Yemen.
La storia, per quanto possa essere vista come appunto una favola, manca del tutto di qualsiasi motivo logico o fantastico per permettere il proseguirsi della trama, il tutto purtroppo è dato da varie forzature ed errori che portano il film ad essere un fiasco che termina in un nulla di fatto.
Tanto per cominciare partiamo dal protagonista Fred Jones, interpretato da Ewan McGregor. Personaggio tutto d’un pezzo e di una saccenza da fare invidia alla famiglia Angela, risulta abbastanza legnoso, poco dinamico e con sindrome di borderline di fronte alla bella Harriett. Conduce una vita vuota, vivendo con la moglie acida e parlando con dei pesci che ha nel giardino. All’inizio del film ripete più volte l’inattuabilità del progetto dei salmoni nello Yemen, poiché il clima ostile li ucciderebbe. Tutto resta in linea con la sua morale finchè Harriett, interpretata dall’affascinante Emily Blunt, non gli fa cambiare idea. Più e più volte all’interno del film il protagonista cambia idea radicalmente, spesso da un secondo all’altro, solo perché Harriett si mette in mezzo, questo quindi non fa altro che renderlo un burattino emotivamente instabile.
La bella Harriett del resto è abbastanza piatta sul livello psicologico, poiché è abbastanza neutra per tutta la durata della storia salvo qualche lacrima per il ragazzo disperso in guerra, cosa che a mio dire sbilancia il personaggio verso lo scontato e il banale.
Il tema centrale del film è senza dubbio la fede, concetto affrontato a più riprese dallo sceicco Muhammad, ossia colui che ha commissionato questo esodo di salmoni. Anche questa figura ricalca un po’ troppo lo stereotipo di arabo dedito alla cultura occidentale, quindi super ospitale, buono e di larghe vedute, così aperto alle possibilità da far impiantare decine di migliaia di salmoni nell’inospitale Yemen, attirandosi l’ira degli estremisti, che qui fungono da cattivoni nei confronti dello sceicco e dei salmoni.
Anche l’amore tra Fred e Harriett è forzato, poichè si ritrovano legati emotivamente non dai sentimenti ma dalle circostanze di questo assurdo lavoro.
Devo essere sincero, mi aspettavo un messaggio alla fine del film, non so se non l’ho percepito io oppure manca di per sé all’interno del film, fatto sta fosse stato l’unico errore avrei potuto chiudere un occhio, invece il film è disseminato di piccole incrinature che alla fine lo fanno crollare su sé stesso, rendendolo stoppaccioso e di difficile visione.
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