Il Rito: la recensione di undertaker81
telegram

Il Rito: la recensione di undertaker81

Il Rito: la recensione di undertaker81

Volendo citare il più celebre personaggio interpretato da Sir Anthony Hopkins, guardando “IL RITO”, ci si chiede cos’è in se? e la risposta è semplice: forse la prima e fin’ora unica vera risposta al più celebre ed ormai datato “THE EXORCIST”, L’ESORCISTA.
La premessa era doverosa visti i ripetuti fallimenti atti a rianimare un genere (la possessione) fin’ora incompiuto.
Dalla saga dell’esorcista (2, 3, la genersi), alla povera Emily Rose fino al più recente “l’ultimo esorcismo” (dove per ultimo si intende la speranza dello spettatore che non nasca un secondo capitolo) nessun film del genere ha meritato l’accostamento con il suo più famoso capostipite, finalmente si è scorta la famigerata luce in fondo al tunnel e questo lo si deve al regista Mikael Håfström .
La semplicità è la vera chiave vincente del film, scene rapide e godevolissime, per nulla intaccate da lle scene naturalmente cupe e scure, fanno da contraltare alla splendida interpretazione di Hopkins che nonostante il tempo passato, non perde il suo sguardo di “Hannibaliana” memoria.
Sorprendente la performance di Colin O’Donoghue perfettamente a suo agio nei panni del novizio senza fede preda dei dubbi e troppo spaventato per credere.
Nulla è superfluo, tutto è essenziale e necessario, l’atmosfera romana dona magia e misticità ad una trama fluida al disopra di ogni mia aspettativa.
Deo Gratias!, per una volta niente zuppa del casale ai piselli che esce a litri dalle bocche dei vari indemoniati e niente teste a cavatappi.
Da citare la piccola parte interpretata da un altro grande attore, Rutger Hauer
Voto 8

© RIPRODUZIONE RISERVATA