Il Sale della Terra: la recensione di Luca Ferrari
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Il Sale della Terra: la recensione di Luca Ferrari

Il Sale della Terra: la recensione di Luca Ferrari

L’uomo sente il mondo. Si batte per esso. Lo racconta. Wim Wenders documenta il fotografo brasiliano Sebastião Salgado, Il sale della terra (2014). Un ragazzino come tanti diventa uomo. Si ritrova solo in una grande città. Incontra una donna e si sposa. Sono entrambi attivisti politici di sinistra. In epoca di brutale dittatura abbandonano il Brasile riparando a Parigi. Sebastiao Salgado è un giovane economista lanciato verso una sicura e proficua carriera. Tutto cambia quando la moglie Lélia torna un giorno a casa con una macchina fotografica. Quell’oggetto cambierà la vita di entrambi per sempre.

Ha inizio il viaggio. Un lungo viaggio. Da quel momento Sebastiao è sempre stato in movimento. Non solo fisicamente. Superati i primi esordi, l’uomo va incontro all’uomo. Calpesta la sua terra. Ne condivide il fango. Quando realtà come “Medici senza frontiere” sono note solamente a una esigua minoranza del mondo, lui è già lì, insieme a loro. Per raccontare il dramma della siccità etiope. Come tutti i veri fotografi Salgado rischia anche sulla sua pelle. Giorno dopo giorno, scatto dopo scatto, la sua anima imbeve tutto il dolore che riesce a testimoniare su pellicola. Il tanto decantato Dopoguerra non è affatto un’epoca di pace e prosperità. È ancora una latrina piena di crudeltà e abusi dove i singoli perdono ogni giorno sempre più diritti e speranza. Le lamiere dell’orrore accecano l’essere vivente, rendendolo schiavo della droga passeggera. Dalla fame di ricchezza nelle miniere brasiliane, passando per i campi profughi africani fino alle nascoste tribù amazzoniche, Sebastiao Salgado è lì. Spostandosi poi nel silenzio glaciale della Siberia, e inseguendo le teorie Darwiniane in Oceania. L’opera di Wenders mostra anche il Salgado familiare, talmente legato al suo natio Brasile da investire tempo e danaro per ridare vita a una terra ormai prossima alla morte. Quella in cui è cresciuto. E poi donarla all’umanità.

Non capita tutti i giorni di poter vedere proiettate sul grande schermo le fotografie di Sebastiao Salgado. Wim Wenders ha voluto farci questo regalo. Sebbene più a suo agio dall’altra parte dell’obiettivo, il protagonista non parla alla telecamera. Comunica in modo naturale. Senza tanti artifici social-SEO arriva diretto al cuore dello spettatore, rimanendo in costante top list “SERPiana” dell’anima di ciascuno. Dalle sofferenze dell’uomo alla bellezza del mondo naturale. Due facce della stessa medaglia. Ecco, vedi “Il sale della terra” e non puoi non riflettere. Pensare a quello che dovrebbe essere la tua vita. Pensare a quello che conta davvero. Facendo sempre più pulizia di meschinità e sfruttamenti. Ecco, vedi “Il sale della terra” e ti senti chiamato in tutti i punti cardinali e puoi solo rispondere con speranza e azione. Ecco, vedi “Il sale della terra” e tutto il mondo ti sembra familiare nella sua diversità. Ecco, vedi “Il sale della terra” (2014, di Wim Wenders” e pensi che quando esalerai il tuo ultimo respiro, un nuovo arcobaleno darà un bacio al mondo per te.

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