Il segreto - Franny: la recensione di Fiaba Di Martino
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Il segreto – Franny: la recensione di Fiaba Di Martino

Il segreto – Franny: la recensione di Fiaba Di Martino

Francis detto Franny (Richard Gere) è un uomo ricchissimo e solo, che di ricchezza e solitudine non sa che farsene e la cui unica gioia è rappresentata dai due unici migliori amici, Mia (Cheryl Hines) e Bobby (Dylan Baker), e dalla loro figlia adolescente Olivia (Dakota Fanning), che lui chiama affettuosamente Poodles (“barboncino”).
Sul punto di mandare in porto un’attività insieme, i tre incorrono però in un tragico incidente stradale, nel quale la coppia perde la vita. Roso dai sensi di colpa, Franny si chiude in se stesso e sparisce dall’esistenza dell’orfana. Cinque anni dopo, lo ritroviamo ad affogare la tristezza nell’alcol e nelle donazioni di beneficenza, ma ecco ripresentarsi Olivia, incinta e sposata con un novello dottorino (Theo James), a cui Franny procura in un batter d’occhio un lavoro. E una casa, e soldi, e un po’ di consigli su come godersi l’esistenza. L’entusiasmo invasivo dell’uomo, però, non tarderà a rivelarsi maschera di un lancinante malessere interiore.

Film strano, Il segreto – Franny. Comincia come un thrillerone sul senso di colpa e la necessità di sopravvivergli ed espiarlo, si dipana in un dramma sentimentale che gira a vuoto e termina frettolosamente. Il problema principale dell’opera prima di Andrew Renzi, è la sceneggiatura scritta dal giovane regista americano. Tutto quello che dobbiamo sapere sul suo protagonista è chiaro dopo cinque minuti e il supposto mistero che dovrebbe ruotare attorno all’incidente viene “svelato” immediatamente con l’esposizione completa di come la tragedia s’innesca.

Il film è tutto nella trama, insomma: non succede altro, e non succede nemmeno bene: Renzi si limita a pedinare  gli esagitati exploit di Franny, un debordante Gere che si ritrova mattatore senza freni, con un personaggio che totalizza e monopolizza la storia e l’attenzione – e d’altronde è inevitabile, perché gli altri  (la trepida Fanning e il legnoso James) sono pedine funzionali al suo vagare impazzito da una scena all’altra. Un istrionismo, quello del bravo attore, che non trova grandi sbocchi, dal momento che l’evoluzione di Franny è improvvisa, retorica e impalpabile quanto lo sviluppo  degli eventi.

Mi piace: L’impegno di Richard Gere e la colonna sonora
Non mi piace: L’approssimazione narrativa
Consigliato a chi: Ai fan di Gere

Voto: 2/5

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