Il treno per il Darjeeling: la recensione di Stefano94
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Il treno per il Darjeeling: la recensione di Stefano94

Il treno per il Darjeeling: la recensione di Stefano94

VOTO: 8/10
Francis, Peter e Jack, tre fratelli che non si parlano da un anno, decidono di organizzare un viaggio per l’India per cercare di ritrovare il legame perduto. L’idea del viaggio è partita però da Francis, che dopo un incidente in moto che lo ha sfigurato ha deciso di recuperare il legame con i due fratelli prima che sia troppo tardi.

Diretto da Wes Anderson e scritto da Jason Schwartzman, Roman Coppola e lo stesso regista, Il Treno per il Darjeeling è un film profondo sul rapporto fraterno.

Interpreti di questa storia sono Owen Wilson, nei panni di Francis, il fratello maggiore che ha organizzato in maniera meticolosa l’itinerario del viaggio; Adrien Brody veste i panni di Peter, il mezzano, sposato e con un figlio in arrivo; e infine Jason Schwartzman, nei panni di Jack, il più piccolo, fa lo scrittore e fugge da un amore che non riesce a dimenticare.

Insieme i tre fratelli saliranno a bordo del Darjeeling Limited, il treno che li riporterà a stabilire un legame, il tutto attraverso antichi riti indiani e sollecitati appunto dalla cultura mistica medio-orientale.

Come è tipico dello stile di Wes Anderson, a giocare un ruolo fondamentale, oltre alla bravura degli attori, sono le ottime riprese accompagnate da una musica sublime, in questo caso in pieno stile anni ’70, che donano quel pizzico di magia e malinconia all’intera vicenda.

È un film interessante per tanti motivi: innanzitutto i tre fratelli: così simili e al contempo così diversi, i tre sfruttano il viaggio sul treno come scusa per scappare. Il giovane Jack scappa dal suo amore per l’ex; Peter scappa dal difficile rapporto con la moglie e dall’arrivo di suo figlio; Francis invece ha fuggito la civiltà per andare a cercare la madre, che dopo la morte del marito si era ritirata in un monastero. Tutti fuggono da qualcosa e tutti cercano quel qualcosa. Brillante anche l’idea di paragonare la ricostruzione di un rapporto e una crescita individuale attraverso l’esempio del treno: ogni percorso emotivo, sia esso una riappacificazione tra fratelli o una crescita spirituale, passa attraverso numerose fasi (le fermate del treno) e attraverso un lungo viaggio.

Appaiono in due piccoli quanto significativi camei Bill Murray e Natalie Portman. Secondo la critica il primo, visto per un istante sia all’inizio che alla fine del film sta a rappresentare lo spirito paterno dei tre fratelli, mentre invece la seconda è l’ex fidanzata di Jack, che ha un ruolo di rilievo nel prequel del film: Hotel Chevalier, ossia l’hotel dove Jack si era “imprigionato” per scontare la tristezza dovuta alla separazione con la sua amata. Il cortometraggio (dura solo 13 minuti) è stato fatto ben due anni prima, e ha ricevuto ottime critiche per quanto riguarda la regia. Tutto il corto è attraversato dalla bellissima Where do you go to My Lovely di Peter Sarstedt.

Una bellissima storia creata dal genio di Wes Anderson

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