Il violinista del diavolo: la recensione di Dolby MOVIE 5.1
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Il violinista del diavolo: la recensione di Dolby MOVIE 5.1

Il violinista del diavolo: la recensione di Dolby MOVIE 5.1

Il VIOLINISTA DEL DIAVOLO

La pellicola di Bernard Rose, ci racconta in un misto tra eventi inventati e realmente accaduti, una piccola parte della vita dell’estroso musicista italiano Niccolò Paganini, dotato di un grandissimo e quasi unico talento nel suonare il violino, ma non altrettanto brillante nella sua vita privata, segnata da una grande passione per le donne e per il gioco d’azzardo.
Il regista inglese decide di affiancare al protagonista la figura ambigua e poco rassicurante di Urbani (Jared Harris), quello che nel film sarà il suo “manager” ed oscuro mentore, una figura di diavolo tentatore, capace di far ottenere al musicista la fama e il successo che nessuno sembrava vedere. Il tutto in cambio di nulla, eccetto ……l’anima, si, quell’ anima che Paganini, come si racconta, sembrò aver venduto al diavolo in cambio della gloria assoluta.
Paganini è interpretato invece da un musicista vero, l’artista tedesco – americano David Garrett, che senz’ altro fa perdere qualcosa al personaggio nelle parti recitate, ma che con la sua abilità nel suonare il violino riesce in pieno nell’ impresa di rappresentare il grande talento del musico italiano, tanto unico nelle sue melodie, quanto abile nel suonare, anche senza tutte le corde del suo strumento.
Paganini però dietro il suo talento nasconde un’anima fragile, tormentata, paranoica, come anche la sua musica frenetica e calzante fa emergere. Rose lo mette in scena come un uomo non propriamente in buona salute, sempre vestito di nero (così come la sua carrozza), la lunga e disordinata capigliatura, la barba incolta, le rare prove eseguite in luoghi non proprio convenzionali (i cimiteri per esempio) : un aspetto quasi vampiresco insomma. La sua anima sembra trovare pace solo nelle attenzioni della bella e giovane Charlotte, che potrebbe essere quasi una redenzione del violinista per tutta la sua vita passata, ma come spesso nel film Urbani gli ricorda, un patto col diavolo ha sempre un prezzo molto alto.
Prodotto nel 2013 tra Italia e Germania “Il violinista del diavolo” non è il classico film autobiografico che racconta la vita e le gesta di un personaggio realmente esistito, ma mette in risalto alcuni lati meno conosciuti del protagonista, Paganini in questo caso, dando spazio al suo grande talento e ai lati oscuri del suo carattere. Alcuni elementi sono un po’ trascurati e non sfruttati a dovere, (Urbani arriva sulla scena dal nulla più totale, i personaggi di contorno non sono molto caratterizzati, Garrett stesso bravissimo nel tenere un violino tra le mani ma un po’ meno nel recitare). Non siamo assolutamente ai livelli del vincitore dell’Oscar “Amadeus” di Forman, ma sicuramente un passo avanti rispetto al Paganini di Klaus Kinski. Rose voleva inscenare il film non tanto sul violinista italiano, ma più sul lato “diabolico” del talento e l’abilità di un’ artista nel valorizzare le sue doti e lo strumento che ha tra le mani.

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