Immortals in 3D: la recensione di Gabriele Ferrari
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Immortals in 3D: la recensione di Gabriele Ferrari

Immortals in 3D: la recensione di Gabriele Ferrari

Conta più la confezione o il contenuto? La risposta al quesito determina la vostra opinione su Immortals.

Se quello che vi interessa in un film – in un film come questo – è una messa in scena sontuosa, in grado di riempire gli occhi con panorami mozzafiato, tonache di tessuto damascato che volteggiano sinuose, violenza stilizzata (e quindi divertente, più che disturbante) e una collezione di semidèi abbelliti in postproduzione, non esitate: Immortals fa per voi. È la più grande dimostrazione di forza dai tempi di 300, una vetrina per il talento visivo di Tarsem Singh (uno che della sua bravura si compiace fin troppo, tanto che qualcuno potrebbe trovarlo stucchevole) e per la collezione di facce della Hollywood del futuro che danno vita alla rappresentazione: Henry Cavill/Teseo è già pronto per il costume da Superman, Freida Pinto/Fedra è di una bellezza ultraterrena, Luke Evans/Zeus è l’uomo giusto per raccogliere l’eredità di Orlando Bloom come bello-e-un-po’-inespressivo. Neanche l’eccesso di slow motion e l’insistenza nel trasformare ogni scena in un quadro intaccano l’impatto di questo incredibile esercizio di stile.

Se però in un film, anche in una tamarrata che gioca con la mitologia greca, cercate della sostanza, la situazione si fa più buia. La trama la si sbriga in due frasi: Teseo, contadino prescelto dagli dèi per guidare il suo popolo, deve scontrarsi contro Iperione, re crudele in cerca del mitico arco di Epiro, arma che gli consentirebbe di risvegliare i Titani e conquistare la Terra. Stop. Il resto lo fa il modo con cui la vicenda è raccontata, che oscilla tra la rissa al rallentatore stile Spartacus (la serie tv, non il kolossal) e il melodramma fatto di profezie, prediche sul libero arbitrio e riflessioni sul ruolo degli dèi nella vita di tutti i giorni. Niente di male, in fondo le vecchie leggende greche non erano poi tanto più complesse. Il problema emerge quando dalla facciata d’oro e porpora del film spuntano le prime crepe, narrative ma soprattutto logiche: cosa ci fa quel personaggio in quel luogo, se cinque minuti prima era stato condannato a morte? Quanto è improbabile il luogo in cui il famoso arco di Epiro (il più classico dei MacGuffin) viene ritrovato? Ha senso concludere il film con cinque minuti di teaser dell’inevitabile sequel (e la nostra non è un’esagerazione)? Nessuno si aspetta uno script firmato Aaron Sorkin o David Goyer, ma un po’ di cura dei dettagli avrebbe giovato alla sospensione dell’incredulità.

A conti fatti, comunque, il pericolo della delusione è scongiurato. Immortals non rivoluzionerà il mondo del cinema, né lascerà la stessa impronta di 300 nell’immaginario collettivo, ma è un prodotto confezionato con una maestria che i vari Scontro tra Titani e Conan (tanto per restare in zona) si sognano. Peccato solo per quel retrogusto amaro da occasione non pienamente sfruttata che accompagna i titoli di coda: Tarsem Singh poteva ambire finalmente alla grandezza e ha preferito accontentarsi di una convinta sufficienza.

Mi piace
Ogni secondo di film vale la pena di essere visto e goduto. Il casting: Henry Cavill e Freida Pinto sono belli e bravi, ed è sempre un piacere vedere Mickey Rourke.

Non mi piace
La trama, già banale di suo, zoppica troppo spesso. E poi gli dèi dell’Olimpo: in mezzo a una profusione di costumi spettacolari, il loro abbigliamento da Cavalieri dello Zodiaco fa un po’ ridere.

Consigliato a chi
Vuole staccare il cervello e usare gli occhi per assorbire ogni secondo di questa sorta di quadro in movimento.

Voto: 3/5

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