In viaggio con Adele: la recensione di loland10
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In viaggio con Adele: la recensione di loland10

In viaggio con Adele: la recensione di loland10

“In viaggio con Adele” (2018) è il primo lungometraggio del regista-sceneggiatore grossetano Alessandro Capitani.
Un road movie ristretto nei tempi (durata) e nei modi (sceneggiatura accartocciata).
Ecco che quello che il film pare promettere nei primi minuti si perde in routine più o meno conosciute; il viaggio interiore pare perdersi in un viaggio italiano spezzettato dove gli incontri sono minimi e per uno strano motivo alla fine assenti.
Poca passione e, forse poco coraggio, danno alla pellicola una certa dignità che non va oltre, o da quelle parti, del compitino svolto abbastanza bene ma di cui rileggendolo e ricordando rimane poco.
La durata non eccessiva (ottanta minuti) rende il tutto abbastanza digeribile ma non certo salvabile in toto.
Viaggio, frastagliato, misto, tra scorciatoie, strade bianche, bar dismessi, case di campagna, treni che arrivano, passaggi a livelli in attesa e traffico quasi assente mentre all’improvviso un tir si mette in mezzo mentre il sonno arriva.
E poi tempo a dismisura tra Foggia, Bari, Fasano e Frosinone….e poi Parigi val bene una messa…..senza vera messa in scena: una inquadratura in lungo da un taxi, un ufficio, due parole e tutto finisce. La parte oltralpe alla fine sembra inutile…e Patrice Leconte rimane lì ad aspettare il vero cinema….e il vero Servillo….che non si vede e Cyrano (chi sa se si vuole fare il verso a Depardieu e al suo film sull’opera teatrale di Rostand in omaggio al ‘francese’).
Il finale pare pronto e il gattino….se la ride. Una ‘gatta’ in stile rosa che ritrova la sua gabbia quando il reale sembra fantasia….o viceversa.

Alessandro Haber Aldo) : pare in parte per la causa di un attore e padre perdente ma non riesce ad avere il piglio, la regia è parte integrante in un set di recitazione, per bucare lo schermo e dare il ricordo del suo personaggio. Alcune situazioni non sembrano proprio giuste (si ricorda che l,attore ha partecipato al soggetto) e abbastanza volgarotte. Uso di un linguaggio non proprio ad hoc per farsi innamorare.
Sara Serraiocco (Adele): la ragazza ci mette il suo impegno, il mondo dei bigliettini regge ma in certi fraseggi resta lontana da manifestazioni di simpatia o meglio di figlia speranzosa nella partecipazione del pubblico in sala (scarso in realtà…). Non si capisce perché le scritture vanno oltre in un linguaggio che alla fine, per essere moderno o presunto tale, resta poco e rimane stantio….Chi sa perché le solite parolacce e gesti non si riescono a eliminare: alla fine dicono poco e risultano inutili….futilmente vuoti.
Isabella Ferrari (Carla) : resta un attrice che ha un suo ‘carisma’ nel panorama odierno della nostra cinematografia, un modo di porsi utile e di dignità professionale. Certo il paragone con altre resta …lontano nelle storie e nei modi. Il suo personaggio resta limitato nella scrittura e nei luoghi.
Il cinema come contesto di storie ha opere prime con registi già quarantenni che poi…si perdono e già sono fuori …per riuscire a fare altro. Solo qualche attore partecipa in forma quasi amichevole….. alla scrittura.
Regia monocorde e poco incisiva.
Voto: 5,5/10 (**½) (voto con senso di misura e niente di più).

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