Incompresa: la recensione di Mauro Lanari
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Incompresa: la recensione di Mauro Lanari

Incompresa: la recensione di Mauro Lanari

E un minimo di pudore per intuire che della propria autobiografia non può fregar di meno? Così particolare, singolare, peculiare, fiera non dell’ingenuità ma della stravagante eccentricità mist’ad altrettant’ostentata normalità. L’autocelebrazione vittimista, compiaciuta, infantile, narcisa è tanto caricata da risultare caricaturale, “kitch [n]ella messinscen’opulenta di tocchi vintage e [ne]ll’improbabilità dei personaggi adulti. [….] Il film si colloca nel filone dell’infanzia allo sbando raccontata ad altezza-bambino”, e con ciò l’Argento pretenderebbe di giustificare toni e registri eccessivi, disordinati, caotici, esagerati, squilibrati, sbilanciati, slabbrati. “Contien’attimi di verità, ma è meno tosto di quel che si poteva pensare, tropp’episodico, a tratti sbagliato.” Crudeltà, durezza, ripugnanza, antipatia svaniscono in un’immotivata dolce nostalgia, e l’incomprensione diventa una farsa che non suscita identificazione né agl’occhi dei bimbi di 9 anni né al loro approdo 30 anni dopo. Costato un milione d’euro, durante il primo week-end nelle sale ne ha incassati appena 45mila. Fa rimpiangere il precedente film d’un decennio prima, “Ingannevole è il cuore più di ogni cosa”, ch’eppure non er’un capolavoro.

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