Insidious 3 - L'inizio: la recensione di Andrea Facchin
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Insidious 3 – L’inizio: la recensione di Andrea Facchin

Insidious 3 – L’inizio: la recensione di Andrea Facchin

Qualche anno prima che la famiglia Lambert entrasse nella sua vita, la medium Elise Rainer non voleva più saperne di demoni e fantasmi. Ma una ragazzina decisa a contattare la madre appena morta la costringe a tornare in un mondo dove i vivi non sono ammessi. Insidious 3 – L’inizio ruota attorno a colei che ha aiutato i protagonisti dei primi due capitoli della saga a sconfiggere le forze del Male. È un prequel, ma anche uno spin-off, scritto e diretto da Leigh Whannell, co-creatore del franchise insieme a James Wan, che qui agisce solo in veste di produttore.

A differenza dei suoi predecessori, la cui semplicità nella messa in scena si bilanciava con una componente orrorifica di alto livello, questo terzo episodio ha toni più teen: primo perché la posseduta di turno è un’adolescente, secondo perché i trucchi del mestiere che tanto avevano ben funzionato in Insidious 1 e 2 qui sono meno disturbanti e anche piuttosto prevedibili. Il demone, stavolta, è un inquietante “Uomo che non respira”, che prende di mira la giovane Quinn Brenner prima riducendola su una sedia a rotelle (spunto hitchockiano da La finestra sul cortile) dopo averla fatta investire da una macchina, poi tormentandola sino a rubarle l’anima.

Ma l’eroica Elise, nonostante l’età e il dolore ancora forte per la dipartita del marito, non sta a guardare e decide di aiutare la famiglia in pericolo rimettendosi in gioco nell’Altrove, il regno dei morti, che Whannell immagina come un appartamento degli orrori in cui più si scende più ci si avvicina al Male puro. Peccato non averne esplorato con più coraggio i vari livelli: il faccia a faccia immediato col grande mostro è una scelta che priva il luogo della terrificante potenza onirica dei primi due episodi e butta al vento la possibilità di approfondire le origini dell’universo di Insidious. È il problema più grande del film: non scava mai abbastanza nell’incubo, usa gli stessi trucchetti dei lavori di Wan ma con una storia meno solida alle spalle e toni molto più soft.

Anche i legami con il caso Lambert raschiano il barile, perciò appare chiaro come il film sia l’esempio del lato più commerciale della serialità dell’horror, che da sempre spreme al massimo la polpa narrativa di un prodotto di successo per crearne una saga completa. Quella di Insidious, però, si reggeva benissimo su due capitoli e di un terzo non se ne sentiva davvero il bisogno. In più, il film evidenzia una regola non scritta da non dimenticarsi mai: quando la campagna promozionale vende un episodio come “il più terrificante della saga”, molto spesso è l’esatto contrario.

Leggi la trama e guarda il trailer

Mi piace:
Il corpo a corpo tra Elise e l’inquietante vecchina che la tormenta è il momento più alto del film.

Non mi piace:
Toni soft e scarsità di spaventi: troppo poco per la tradizione Insidious.

Consigliato a chi:
Ha visto i primi due episodi e vuole chiudere il cerchio.

Voto: 2/5

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