Avvalendosi di una sceneggiatura in equilibrio tra tensione drammatica e vivacità, avventura e dinamismo, adrenalinica azione e leggerezza strutturale, Abrams rilegge la mitica serie di culto con una ricca dose di passione e divertimento. Abilissimo nel miscelare colpi di scena, allusioni, citazioni e rimandi a episodi e battute delle classiche saghe tv e cinematografiche di “Star Trek” con i riferimenti alla contemporaneità; “Into Darkness” si propone come un godibile film che punta tutto sul piacere narrativo e visivo, e su innovazioni rivitalizzanti rispetto alla “vecchia” serie (che, malgrado il fascino di queste nuove pellicole, personalmente continuo ancora ad amare).
La trama: l’equipaggio dell’Enterprise scopre una terrificante forza all’interno della propria organizzazione che ha fatto esplodere la flotta e tutto ciò che essa simboleggia, lasciando il nostro mondo in uno stato di crisi. Il Capitano Kirk condurrà una caccia all’uomo in un mondo in guerra per catturare una vera e propria arma umana di distruzione di massa e al tempo stesso dovrà lottare duramente per salvaguardare amicizie, amori e il proprio equipaggio.
Girato in alta risoluzione IMAX , rivolto a tutti gli spettatori e non solo ai vecchi fan, si vanta di grande spettacolarità e forte coinvolgimento, ritmi narrativi veloci, messa in scena efficace, qualità nei dialoghi, perizia registica e cura figurativa. Tutto è fluido e funzionale alla riuscita di un prodotto che ben sa coniugare, per la gioia degli occhi, intrattenimento e qualità.
Però ciò che non mi convince in questi nuovi “Star Trek”, e in particolar modo in questo capitolo, è l’eccessiva voglia di guardare al rinnovamento seriale pescando troppo nel passato, e stavolta con più freddezza e astuzia del solito nella rielaborazione dei riferimenti intertestuali (si veda Khan, ma non solo). E’ proprio questa saturazione visiva/narrativa il suo punto di forza, ma anche di debolezza, a parer mio.
Emozioni e spessori vari faticano ad emergere e molti spunti riflessivi restano fuori. Nonostante i sentimenti espressi, il senso dell’amicizia, il confronto tra i personaggi e l’elogio dell’individualismo raccontati nell’opera, tutto resta insoddisfacente e in superficie. Se opportune per il ringiovanimento della saga sembrano essere le trasformazioni dei personaggi principali (anche molto drastiche dalla loro tipica caratterizzazione classica, su tutti Spock), d’altro canto irrita il rischio di veder perdere la loro specificità originaria. Persino il disegno delle loro evoluzioni interiori appare piatto e mai veramente approfondito.
Va bene che non si deve pretendere più di tanto da questi tipi di operazioni, però questo film non entusiasma poi molto per contenuto; e d’accordo sul fatto che è un reboot di successo e non un remake, ma il confine tra aggiornamento modernistico e perdita di peculiarità uniche è labile, e pronta anche a piegarsi (come in questo caso) a facili e spiacevoli omologazioni di sorta a prodotti simili.
Comunque, al di là di tutto, resta sempre valido e apprezzabile il suo apparato tecnico: dal montaggio alla colonna sonora, dalla fotografia alle scenografie, dagli effetti visivi digitali alle tecniche di ripresa duttili ed eleganti; ed è sempre interessante la ricostruzione mitologica seriale. Il problema è che però tutta questa energia filmica rischi di non lasciare poi tanta sostanza e intensità emozionale dietro di sé, scomparendo alla fine velocissima e indolore. Proprio come l’Enterprise…