Io prima di te: la recensione di loland10
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Io prima di te: la recensione di loland10

Io prima di te: la recensione di loland10

“Io prima di te” (Me Before You, 2016 ) è il primo lungometraggio della regista teatrale inglese Thea Sharrock.
Direzione, confezione, attori, colonna sonora e ambienti: un mix di furberia al momento giusto, di sana risata, di spasso e di riflettere su alcuni temi che danno al film una godibilità di prima serata. Niente eccessi ma neanche niente involgarimenti mediocri. Il film tiene la giusta tensione narrativa tra commedia (abbastanza) raffinata e pensiero al sentimento della vita (con l’intorno amoroso).
In una sala quasi piena (uno dei primi veri successi di questo inizio di stagione, almeno in Italia), il pubblico ride e sorride, si commuove e piange con un (quasi) liberatorio applauso(ino) finale. La Parigi in filigrana edulcorata con la Torre Eiffel che sorveglia (in punta di diamante) e guarda l’ultima inquadratura della ragazza con le calze a righe che attraversa la Senna sul ponte (della sua vita).
Il film racconta il rapporto tra Louisa e Will (William): la ragazza sta cercando disperatamente un lavoro, dopo essere stata licenziata come cameriera in un locale e non trova altro che assistere il figlio di una ricca famiglia in città. Will è divenuto quadriplegico dopo essere stato investito da una moto e si trova davanti questa signorina sgraziata nei modi, timida e alquanto impacciata nei rapporti umani. E’ tutta una gaffe, non c’è una cosa che ne imbrocca quasi una frana: il suo ‘datore’ di lavoro è silenzioso, acido e poco propenso a farsi aiutare. Dopo pochi istanti di cosiddetta incomprensione a Will cominciano a piacere i modi un po’ scanzonati, disordinati e fuori dall’ordinario della sua amica. Ciò che sembrava lontano diventa un tormento di amicizia e (forse) d’amore. E Will che crede fa da sprono ad una Louisa con poca autostima. Ma la vita (atrofizzata) di Will nasconde un tempo limite di sei mesi e una speranza di un incontro in Svizzera.
“Apri la finestra”: è l’ultimo paesaggio di un trentenne avvinghiato alla sua sedia dopo che per un breve momento ha conosciuto qualcosa di bello (un concerto di musica classica, una spiaggia paradisiaca, un invito ad un matrimonio…) con la ragazza che vuole allontanare con forza.
“Cosa facciamo oggi?”, “Vediamo un dvd”, “Questo….”, “E’ un porno gay francese…, un film con i sottotili….). Ecco ciò che è fuori luogo: il film legge la sua sceneggiatura con sottotesti, visibili e reali: altre pellicole (“ A te piace..”, “E.T.”, “…ma piace a tutti…”), la lettura (la ragazza goffa segue il linguaggio ‘antico’ d un libro mentre sorveglia Will), la libreria (Luoisa va in un luogo ‘anti-litteram’ per il pubblico del film), la musica e Mozart (non una sonorità usuale per chi ascolta frettolosamente l’oggi).
Certo tutto questo mondo rétro e, quasi, poco consono a chi sta guardando il film (in sala moltissimi adolescenti) mette tutto in secondo piano l’aspetto furbo di una sceneggiatura inglobante mentre tutto va diritto al cuore, facile’ di un amore impossibile e di un sogno favolistico (di media qualità) tra una ragazza spaesata dalla vita e un giovane preso dalla vita ma che non può amarla e prenderla mai.
Un contrasto di corpi e di modi, di sorrisi e di parole inconcludenti per una parte finale, fin troppo pilotata, che riesce a commuovere (certamente) anche a chi ha un cuore-mattone.
Un ‘Bolero’ degli anni post-modernizzati (dal romanzo ‘Me before you’ , tradotto con lo stesso titolo della pellicola, della scrittrice londinese Jojo Moyes e vincitrice del premio ‘Romantic novel’) o meglio una Liala (aggiornata) in una ‘serie’ harmony degli anni ottanta. Questo si dice non certamente per denigrare nulla ma per mettere ciò che si vuole (ordinatamente) dalle idee per raccontarle: un mondo femminile (o meglio al femminile) da leggere con dolcezza, una poesia (scomposta) e languida che ha dalla sua il giusto collegamento per chi guarda (e legge) il film.
Il fidanzato di Lou, Patrick, che da sette anni che aspetta si trova completamente disarmato di fronte alla richiesta che Will ‘ha bisogno di me’: una sconfitta dei sentimenti ordinari o così pare.
Poi si esce dalla sala e vedi una persona sulla sedia a rotelle (accompagnata da un’amica) e il mondo è tutt’altro non tanto per la finzione filmica ma per le storie che assolutamente non conosciamo e non conosco. Il facile ammiccamento finisce subito. Chi sa Luoisa cosa troverà al di là della Senna? … mentre i titoli ci rincuorano (forse) con una musica ad hoc.
Attori (per quello che devono manifestare al pubblico) convincenti: Emilia Clarke (Luoisa) e Sam Claflin (Will) riescono a gestire le situazioni. Come non pensare a Will, William in realtà, e al principe…
Regia teatralmente post-modernissima (ogni cosa a suo posto persino le foglie che cadono…) e fiuto di intelligenza.
Voto: 6½.

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