Da femmina atipica amo i film sui supereroi, tuttavia non posso competere con i miei colleghi maschietti che sicuramente, a differenza di me, si possono dire veri esperti in materia.
Oltre a ciò, “Iron Man 3” è un film che si presta notevolmente allo spoiler, la cui presenza all’interno di una recensione trovo assolutamente detestabile. Mi limito quindi ad un parere molto essenziale.
Nel complesso un buon film, composto di una moltitudine di elementi, alcuni dei quali funzionanti, altri un po’ meno.
Tony Stark ormai lo conosciamo, è un protagonista imperfetto e Robert Downey Jr, con quella maledettamente affascinante faccia da schiaffi che si ritrova è nato per interpretare la parte dell’eroe sfrontato e pieno di sé, ma al contempo assolutamente geniale, sia che si tratti di Iron Man che di un detective inglese americanizzato di nome Sherlock Holmes.
Proprio per la peculiare mancanza di ombrosità del carattere, il tono un po’ tormentato alla Bruce Wayne di cui lo hanno voluto vestire in questo terzo capitolo, come già altri hanno giustamente osservato, gli si addice un po’ poco. Potrei azzardare che sfiora quasi il ridicolo.
Ho trovato invece calzante l’importante vena ironica. Molti ne sono rimasti infastiditi, io la ritengo fondamentale per smorzare il carattere epico della narrazione e rendere più scorrevole il susseguirsi delle vicende.
Il villain della situazione è sempre fondamentale, ma in questo caso è difficile poterne parlare senza svelare orribilmente una parte importante della trama.
Posso dire che rientra tra le componenti funzionanti del film, grazie soprattutto all’utilizzo di un “doppio espediente”, e che chi ha ricevuto questo importante e complesso compito, ha saputo gestirlo a dovere.
A convincere meno è invece l’esercito “made in villain”: se durante la prima parte del film appare perfino geniale, nel volgere al termine della narrazione supera i limiti della credibilità perfino in un mondo che trae le sue origini da un fumetto.
“Vabbè, anche meno” mi sono trovata a pensare in un certo momento.
Proprio la classica battaglia finale, se da una parte è visivamente notevole, anche perché ormai la tecnologia ci permette di giocare con effetti speciali meravigliosi, dall’altra è sede di numerose incongruenze di natura logica.
Oltre che di alcuni cliché del genere, quali l’amata donzella dell’eroe sospesa nel vuoto o lo scambio di taglienti battute tra buono e cattivo tra uno schianto e l’altro.
Ottima l’alchimia Downey-Paltrow, che fonde insieme il rapporto supereroe-amata con quello uomo-donna facendo di un contesto “fantascientifico” qualcosa di assolutamente verosimile.
“Iron Man 3” non mi ha delusa né entusiasmata, quel che è certo è che, con i suoi pregi e i suoi difetti, l’uomo di ferro mi rimane sempre nel cuore.
Voto? 3/5
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