Iron Man 3: la recensione di MBacciocchi
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Iron Man 3: la recensione di MBacciocchi

Iron Man 3: la recensione di MBacciocchi

Il 24 aprile 2013 sancisce ufficialmente l’avvio della cosiddetta “Fase Due” della Marvel, inaugurata proprio con l’uscita nelle sale cinematografiche italiane del supereroe corazzato del franchising più amato dal grande pubblico (e gli incassi, anche questa volta, lo dimostrano). Iron Man 3 è solo l’inizio di un nuovo percorso che apre la strada ai prossimi sequel, Thor & Capt, arrivati entrambi all’episodio due, e forse ad ulteriori spin-off, e che culminerà solo nel 2015 con l’uscita del già attesissimo ritorno sul grande schermo dei Vendicatori al completo.
Ma ci sarà tempo per discutere anche di tutte queste coming soon…
Dicevamo? Ah sì, Iron Man 3… ho detto Marvel? Volevo dire Marvel-Disney (e ora anche LucasFilm, purtroppo)! Precisazione strettamente necessaria: l’influenza del topo dalle braghe rosse e guanti bianchi, o di chi ne fa le veci, è ahimè così evidente che il terrore che a pronunciare l’oramai logora e abusata frase “Io sono Iron Man” fosse Mickey Mouse è più che giustificato durante le due ore di film.
Doveva essere una pellicola che sanciva una rottura netta con i primi due capitoli, o almeno questi i rumors, e il passaggio di testimone alla regia era l’espediente perfetto per riuscirci. Si diceva che l’impostazione del cinecomics sarebbe stata vicina a quanto fatto da Nolan con l’eroe mascherato di Gotham City, sapete, toni cupi e dark, caduta e rinascita dell’eroe, insomma, qualcosa di molto più serio, un Tony Stark riflessivo e, passatemi il termine, nolanizzato! E la campagna promozionale non ha fatto altro che alimentare queste speranze/paure (la scelta del sentimento dipende solo da voi e dalla vostra vicinanza alle opere del grande Chris! La mia posizione è chiara…)! La ricerca di se stesso è rappresentata esclusivamente dal raccontare la storia, come fosse un lungo flash-back, sul lettino di uno psicologo molto speciale, un vecchio amico di Stark, più che annoiato direi! Se non avete compreso cosa diamine sto asserendo, siete meritevoli di tutta la mia disapprovazione dal momento che non vi sono bastati ben sei film Marvel per capire che non ci si deve alzare dalle poltrone prima della fine dei titoli di coda!
Comunque… Nonostante trailer, clip e spot vari, il lungometraggio di Shane Black è il tipico film da famiglia targato Disney: si ride, si ride e si ride. Poco altro, purtroppo! E l’idea della produzione di mantenere un registro così ironico e fondato quasi esclusivamente sulle numerosissime gag e battute di Robert Downey Jr. sfocia nel patetico in modo particolare nel personaggio del Mandarino… che caduta di stile, lasciatemelo dire… il faccia a faccia tra il villain (?) e l’eroe… non ci siamo… sembrava quasi una scena alla Sacha Baron Cohen!
Colpi di scena: pochi! Trama: banale e scontata! In poche parole si è voluto riciclare quello che di buono c’era nei primi capitoli, esasperarlo, nasconderlo dietro alla spettacolarità di qualche fotogramma (perché, lo ammetto, alcune scene sono interessanti, soprattutto quello con l’esercito formato dalle varie Mark) ma soprattutto arricchirlo di ulteriore ironia! Indigestione di gag…
Al solito Robert Downey Jr. si cala in modo egregio nei panni che sembrano essergli stati cuciti, ops, saldati addosso; mentre Rhodes/Cheadle sembra sempre più a suo agio nell’uniforme ufficiale piuttosto che nella ferraglia di War Machine, ridipinta per l’occasione, che lo rende piuttosto impacciato a dire il vero.
Siamo lontani anni luce dal primo capitolo della trilogia, capace di bilanciare perfettamente momenti di sagace ironia ad attimi di vera tensione, il tutto senza mai trascurare l’immancabile presenza di battaglie adrenaliniche.
Nonostante ciò, Iron Man resta sempre Iron Man e, ovviamente, la decisione di non correre in sala a guardarlo (non mi vorrete dire che preferite il piccolo schermo per pellicole del genere?) è alquanto opinabile!
Puro intrattenimento.
VOTO: 2/5

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