Iron Man 3: la recensione di Nunzio Padella
telegram

Iron Man 3: la recensione di Nunzio Padella

Iron Man 3: la recensione di Nunzio Padella

Dicesi “hype” quella sensazione di attesa spasmodica mista entusiasmo, misto adrenalina che gli autore di un contenuto mediale riversano nei futuri spettatori mediante l’utilizzo di pubblicità teaser e promozione intelligente. Essa è volta a creare un’ audience armata di biglietto e popcorn davanti al cinema con una mezz’ora d’anticipo il giorno della prima.

La Marvel (che d’ora in poi chiameremo Disney perchè di fatto è la Disney) era riuscita perfettamente nel suo intento, con promo intelligenti ad anticipare il film che avrebbe inaugurato la seconda fase del Marvel Cinematic Universe, quella che avrebbe portato agli Avengers 2.0. Nei promo vediamo un Tony Stark per la prima volta cupo, meno guascone, per la prima volta vulnerabile agli attacchi del Villain per eccellenza dell’uomo in armatura: Il Mandarino (e anche qui grande hype per la scelta di Sir Ben Kinglsey). Arcinemico armato con i suoi 10 anelli magici e potenti, ma come anticipato già da Shane Black, sarebbe stato un Mandarino più umano e meno esoterico nella sua pellicola.

L’inizio è di quelli che ti galvanizza (addirittura con gli Eiffel 65! Che Spolvero!). Hype alle stelle.

Ecco la sensazione piacevole finisce qui. Per il resto Ironman 3 sembra un Capitan Jack Sparrow con l’armatura colorata.
Un’infinita serie di gag e segmenti ironici che rendono il protagonista una caricatura, perdendo l’intensità del fumetto che lo ha reso popolare.
Segmenti puramente Disney Family come quello della relazione tra lo sconfortato Stark ed un marmocchio odioso cui auguravo quale sorte il colera.
Crisi di panico che si susseguono con la tensione empatica pari ad un Cagliari – Chievo a campionato finito e squadre salve (una sola di crisi e fatta per bene che abbia un senso sarebbe stata sufficente).
Colpo di grazia, il Mandarino (Spoiler: attore di teatro partecipante alla commediola AIM? Il Mandarino?? Ben Kingley???).
Sia chiaro. Il colpo di scena c’è ed è volutamente spiazzante ma era veramente necessario? Non sarebbe stata meglio la morte inaspettata di un personaggio chiave rispetto ad un villain scoreggino ( perdonnez-moi).
Se si è in vena di libertà poetiche rispetto al fumetto, almeno facciamole intriganti.
Un ottima regia per carità, un Robert Downey Jr. eccellente istrione ma forse un po’ meno del solito, Gwyneth Paltrow splendida come sempre.

Insomma il Marvel Cinematic Universe 2.0 è iniziato con una chiara impronta disneyana alla “You can Be your own hero: Just Believe in your dreams!”.
Tutto ciò sa di sprecato e incredibilmente mainstream. I soldi li fanno fare le famiglie che vanno al cinema e i bambini che comprano la action-figure di Iron Patriot ( la scelta controvoglia di Don Cheadle che avrebbe preferito war Machine è uno spunto interessante), ma ai veri Fan di nicchia chi ci pensa? Quelli magari un po’ nerd che i fumetti li compravano prima dell’era blockbuster(e purtroppo non io sono tra questi) e che si sentono ora un po’ delusi, ecco questo target, una volta che il giocattolo Disney farà crack, tornerà in fumetteria a comprare “L’invincibile Ironman”?

P.S. Paurissima per Star Wars. Paurissima

© RIPRODUZIONE RISERVATA