Joy: la recensione di Jacopo 98
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Joy: la recensione di Jacopo 98

Joy: la recensione di Jacopo 98

Joy (Lawrence) è una ragazza in difficoltà: sua madre (Madsen) passa la vita davanti alla TV a guardare soap, suo padre (De Niro), divorziato e donnaiolo, si ritrasferisce a casa e si stabilisce in cantina, dove già abita l’ex marito (Ramìrez) di Joy, che vive ancora in casa nonostante il divorzio, c’è una sorella (Rohm) che la odia e per concludere ci sono una nonna (Ladd) che la sprona a realizzare i suoi sogni e due figli. Insomma, un’esistenza impegnativa, sempre sull’orlo della difficoltà economica. Fino al giorno dell’invenzione che ti cambia la vita: il Miracle Mop (molto simile al nostro mocio), lo straordinario spazzolone che si strizza da solo. Dopo molte peripezie Joy riuscirà a raggiungere il successo imprenditoriale e a rifondare la sua vita. Scritto dal regista con Annie Mumolo, ispirato alla storia vera di Joy Mangano, Joy vorrebbe essere una favola (sì, una favola! Con tanto di principi e principesse) sulla determinazione che occorre per realizzare i propri sogni e per cambiare la propria vita. Ma il film, diciamolo subito, è un sonoro fallimento: e non è certo per colpa degli interpreti che si impegnano tutti a fondo, raggiungendo risultati più che buoni (anche se mi pare esagerata la nomination all’Oscar per la Lawrence, per quanto brava sia). O. Russell e la Mumolo hanno scritto una sceneggiatura pressoché disastrosa che rovina tutto ciò che di buono poteva esserci negli intenti del film: i dialoghi sono scontati e lo sviluppo della storia è inadeguato e prolisso (la noia è onnipresente, ahinoi), per poi subire un’incredibile (e insensata) accelerazione negli ultimi minuti di film, in cui la vicenda viene risolta: a dieci minuti dalla fine del film Joy piange e si dispera, dieci minuti dopo ha cambiato la sua vita ed è una ricca e rispettabile donna d’affari. WTF?! Ma l’errore più grande degli sceneggiatori sta nella costruzione dei personaggi: dovrebbero essere caratteri a cui sia possibile affezionarsi, per cui sia possibile tifare in un qualche modo (non dimentichiamoci che è una favola), e invece, involontariamente, finiscono per essere sostanzialmente antipatici se non addirittura fastidiosi (De Niro!). Senza contare che Joy non riesce ad uscire dagli schemi della commedia e non riesce ad essere emozionante o commovente nemmeno quando vorrebbe esserlo: non bastano le lacrime della Lawrence per rendere il film coinvolgente e ciò che rimane è un’involontariamente algida sottospecie di soap opera, che non fa né ridere né piangere né riflettere, ma suscita solo la pietà dello spettatore. Senza contare che anche tecnicamente è un film debolissimo: il montaggio è paragonabile più o meno ad un boscaiolo che con la sua ascia si è approcciato al mondo delle decorazioni natalizie e la regia di O. Russell mi è parsa meno guizzante del solito. Insomma, purtroppo un fallimento quasi totale, in cui è davvero difficile trovare aspetti positivi.
VOTO 4½

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