Jung_E, ovvero il peso delle ambizioni insostenibili: la recensione del film di Yeon Sang-ho
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Jung_E, ovvero il peso delle ambizioni insostenibili: la recensione del film di Yeon Sang-ho

Il nuovo action fantascientifico diretto dal regista sudcoreano è arrivato da pochi giorni su Netflix

Jung_E, ovvero il peso delle ambizioni insostenibili: la recensione del film di Yeon Sang-ho

Il nuovo action fantascientifico diretto dal regista sudcoreano è arrivato da pochi giorni su Netflix

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Prodotto da Climax Studios e distribuito nel resto del mondo da Netflix, dal momento della sua uscita Jung_E si è guadagnato l’attenzione del pubblico affermandosi repentinamente come uno dei prodotti più visti sulla piattaforma. Il film segna il ritorno del regista e sceneggiatore sudcoreano Yeon Sang-ho – già autore dei sorprendenti film animati The Kings of Pigs e The Fake, affermatosi ulteriormente grazie allo zombie movie Train to Busan – il quale si cimenta per la prima volta con un action fantascientifico trascinandoci in un inquietante futuro prossimo dai tratti fortemente distopici.

In un futuro ormai prossimo l’inarrestabile innalzamento dei mari a causa del cambiamento climatico ha spinto l’umanità a trasferirsi in colonie orbitali intorno alla Luna. Quando alcune di queste decidono di unirsi in una nuova Repubblica si scatena una lunga guerra che, durante gli eventi del film, imperversa già da ben quattro decenni. Un conflitto che avrebbe potuto vedere la fine molto prima se solo l’ultima decisiva missione affidata alla leggendaria mercenaria Yun Jung-yi non fosse miseramente fallita.

Dopo il tragico esito della missione, il cervello del capitano viene conservato a scopi di ricerca ed alcuni anni dopo un team di scienziati guidato dalla figlia Yun Seo-hyun viene successivamente incaricato di perfezionare un clone del suddetto cervello in modo da poterlo inserire in una produzione di cyborg su scala industriale che, se impiegato, potrebbe cambiare le sorti della guerra.

Oltre al tema del cambiamento climatico, che viene presto relegato sulla sfondo senza mai essere approfondito, la società distopica e decisamente cinica dipinta in Jung_E riesce a proporre alcuni ottimi spunti tematici. Tra questi emergono la presenza ormai sdoganata del transumanesimo nel tessuto sociale e di come il suo abuso contribuisca ad allargare la forbice tra coloro che possono permettersi di clonare e trasferire il proprio cervello in un nuovo corpo e le classi sociali meno abbienti, che per farlo sono costrette a cedere i diritti alla privacy dei propri contenuti. Argomento – quest’ultimo – particolarmente sentito in piena epoca social.

Guardando oltre l’elemento sci-fi, il cuore del film vorrebbe essere la complicata relazione tra madre e figlia, divisa tra la riconoscenza e il desiderio di ripagarla ad ogni costo. Si tratta quindi di tematiche decisamente importanti, inserite tuttavia in un action sci-fi della durata di appena 100 minuti che sul piano narrativo finisce per mostrare il fianco troppo presto. La storia si perde infatti piuttosto in fretta nel desiderio di essere al tempo stesso un action sci-fi, un’opera intima dalle velleità psicoanalitiche sul rapporto tra madre e figlia e un monito verso l’abuso della tecnologia e dei dati personali. Tutti spunti tanto ambiziosi quanto poco approfonditi, che denotano in definitiva quanto il film manchi di personalità.

Jung_E finisce infatti per essere schiacciato dal peso delle proprie velleità di grandezza senza avere né la voglia né lo spunto necessari per esserne all’altezza. Se le atmosfere proposte sembrano attingere a piene mani da opere come Ghost in the Shell, tanto per tematiche quanto per estetica, in Jung_E l’azione sembra essere nulla più che un elemento accessorio. Le scene d’azione sono infatti girate senza nerbo e sembrano inserite più con l‘intenzione di “allungare il brodo” che per reale necessità narrativa, tanto che a riprova della loro sterilità non c’è neanche una reale posta in gioco.

La definitiva pietra tombale sul film è data dall’evidente pressapochismo mostrato nella cura degli effetti visivi, i quali alternano sequenze perlomeno decenti ad altre che sarebbero state considerate scadenti anche un decennio fa. Il nuovo film di Yeon Sang-ho segna quindi un deciso passo indietro per il regista sudcoreano, il quale sembra essere interessato ancora una volta più all’idea alla base del film che all’effettiva coerenza del prodotto finale.

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Foto: Climax Studios / Netflix

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