Jurassic World: la recensione di ale5b
telegram

Jurassic World: la recensione di ale5b

Jurassic World: la recensione di ale5b

Spettatori in sala oppure visitatori sull’isola cambia poco, abbiamo lo stesso entusiasmo di Gray, il più piccolo dei due fratelli protagonisti. Il fascino, cinematografico e non, dei dinosauri contagia a tutte le età e appena le porte del parco si aprono, il salto generazionale lungo un ventennio balza alla mente con una prepotenza malinconica, e il tema musicale del primo capitolo che ci mette impegno pur di farci scendere una lacrimuccia.
Il Jurassic Park riapre i battenti. L’attesa ha giocato a favore di un franchising che ha alle spalle una storia vincente e, perché no, affettuosa. Era il lontano 1993 quando Steven Spielberg dava alla luce una pellicola che avrebbe segnato un importante passo in avanti in campo cinematografico, riempiendo occhi e cuori di milioni di spettatori affascinati da un’opera tanto colossale e innovativa da bruciare i tempi. Oggi, dopo due sequel non proprio irresistibili, la regia di Colin Trevorrow riesce a rimettersi in carreggiata con una sceneggiatura più forte e matura, che anche se strizza più volte l’occhio al capostipite, segna il grande ritorno del “mondo perduto” cosi come lo conoscevamo.

Lunghissima gestazione. Sviluppo problematico fatto di ritardi, sceneggiature scritte e riscritte, casting complicato. Jurassic Park 4? Meglio chiamarlo World, perchè una volta scelto il copione il resto è venuto da se. Spielberg rimane dietro le quinte come produttore esecutivo: è lo stesso Trevorrow, assieme a Derek Connolly, ad occuparsi della sceneggiatura. L’idea è semplice: ricalcare le gesta del primo capitolo agendo sul lungo lasso di tempo intercorso, ovverosia, tecniche digitali, computer grafica e tutte le tecnologie che, all’interno della storia, hanno rimesso in auge un’attrazione mondiale.

Perché il parco ai giorni nostri è diventato il sogno concreto di John Hammond: prosperoso, amato e frequentato da orde di turisti strabiliati dalla ricostruzione di un mondo solo immaginato attraverso i libri di storia. I dinosauri diventano parte integrante di una vita, tant’è che dopo qualche anno non sono più questa utopia. L’affluenza è in calo e, come tutti i parchi di divertimenti, necessità di aria nuova, nel caso specifico di nuove attrazioni. Per la precisione un nuovo dinosauro brutale, famelico e gigantesco. Il tutto tradotto ovviamente in denaro sonante.
In mezzo a tutto questo si trova Owen Grady, ex militare che svolge ricerche comportamentali, dietro le quinte del parco, su un branco di velociraptor con i quali sembra avere instaurato un rapporto di fiducia che fa sorridere Vic Hoskins, capo di una milizia privata in forza alla InGen, pronta ad investire sui dinosauri come nuova risorsa in campo militare.
A Grady spetterà il compito di verificare le ultime misure di sicurezza del recinto dell’Indominux Rex, l’ibrido cresciuto in laboratorio, poco prima dell’inaugurazione dell’attrazione.
Ian Malcolm diversi anni fa profetizzava l’impossibilità dell’uomo di stravolgere la natura. Sappiamo tutti come è andata.

Due semplici punti per analizzare Jurassic World. Il primo, già detto, sono le numerose analogie con Jurassic Park, dalle quali derivano croci e delizie.
E’ vero, inutile negarlo: la trama è una scopiazzata bella e buona. C’è un parco di dinosauri, una grande attrazione pericolosa, una fuga, panico e catastrofe. Perfino due ragazzini adolescenti, o poco più, tra i protagonisti. Ma, attenzione, la nuova veste moderna unita ad esigenze di copione (giustissimo partire da un parco già avviato), rende il tutto estremamente veritiero e convincente. Il Jurassic World è meraviglia, e appena varchiamo i cancelli questa sensazione viene ampiamente ripagata. Un po’ come se avessimo davvero aspettato tutti questi anni per visitarlo.
Trionfa l’eccesso e lo sfarzo, il tutto mentre i grandi protagonisti, i dinosauri ovviamente, vengono percepiti senza essere visti. L’attesa ruota attorno alla presentazione dei protagonisti, un po’ scolastica ma niente che stoni fuori coro.
C’è una bellissima dama bianca, Claire (Bryce Dallas Howard), responsabile indaffaratissima del parco e zia di Zach e Gray, fratelli a lei affidati dall’ansiosa sorella Karen, e il suo capo Simon Masrnani (Irrfan Khan), più preoccupato dal benessere di visitatori e animali che da quello economico, che ne fa il degno erede dell’impero Hammond.
Il ruolo di protagonista spetta a Chris Pratt, qui nei panni di Owen Grady, al quale offre una più che discreta interpretazione di forza e carisma.
Il vero interesse spetta però ancora una volta ai dinosauri. Se il caro e vecchio T-Rex sembra avere stancato i visitatori, ecco nascere in provetta l’Indominux Rex, una terrificante creatura dal colore chiaro nata dai cromosomi di diverse specie che, stringi stringi, altro non è che un evoluzione del predatore precedente.
Ricapitoliamo: minestra riscaldata ma con un risultato più che godibile. La trama funziona senza forzature, così come il cast. Diverte anche riconoscere le varie curiosità.

Secondo punto: l’impronta del film. Togliamo per un attimo la presenza dei due ragazzini protagonisti. Quello che per lungo tratto viene percepito senza essere capito balza agli occhi: Jurassic World ha un taglio molto, molto maturo. La regia di Trevorrow ha un imprinting forte, talmente adulto che il film mostra diverse eccellenze in più momenti. Non si parla di scene crude dove i corpi vengono smembrati e il sangue scorre a fiumi. L’atmosfera di contorno è gonfia di tensione con picchi che sfiorano il terrore. Il cambio di passo di stile è splendido. Si trattano temi estremamente seri ed entra in gioco un coinvolgimento tangibile.
Per questo motivo Jurassic World smette, per un momento, di essere un film per famiglie, spostando l’asticella del confine con un genere più sofisticato un tassello sopra la media. E proprio per questo viene apprezzato al meglio, forte di una visione d’insieme ricca di anima e gioia per gli occhi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA