Quando il malvagio Steppenwolf arriva sulla Terra per impadronirsi del potere delle tre scatole madre e sottomettere amazzoni, abitanti di Atlantide e comuni mortali, Batman e Wonder Woman decidono di contrastarlo formando una squadra di supereroi insieme al velocissimo Flash, al tritone Aquaman ed al tecnologico Cyborg; basteranno cinque giustizieri per salvare il mondo?
Ma soprattutto, recensire o stroncare questo “Justice League”?
La vera notizia è che, all’ennesimo tentativo, un film del nuovo corso dei supereroi D.C. Comics può dirsi finalmente riuscito.
All’uscita della sala, dopo le due scene post-credit (oh, le fanno anche loro adesso!), vien da dire «meglio tardi che mai»: “Justice League” porta sollievo allo spettatore preoccupato dopo una catena di tentativi più o meno disastrosi (“L’Uomo d’Acciaio”, “Batman V Superman: Dawn of Justice”, “Suicide Squad”) ed un “Wonder Woman” passabile, anche se azzoppato da errori macroscopici di trama, ritmo e rappresentazione dei personaggi.
Non inganniamoci, siamo comunque lontanissimi dall’epica D.C. dei primi “Batman” di Tim Burton, dallo Snyder di “Watchmen” o dall’irripetibile trilogia de “Il Cavaliere Oscuro” di Christopher Nolan.
Se personalmente avrei dato a “Wonder Woman” un 6- di incoraggiamento per averci provato, a “Justice League” do un 6+ per aver saputo far meglio.
Il D.C.E.U. (acronimo per D.C. Expanded Universe) ha imparato dai propri errori, ma soprattutto sembra aver imparato dalla concorrenza: a partire dall’abbandono della seriosità a tutti i costi in favore di toni più leggeri, che stemperano la solita trama apocalittica, i nostri eroi vecchi e nuovi sembrano voler invadere il terreno di gioco dei colleghi Marvel a colpi di battute di spirito e siparietti comici.
Deve aver fatto loro molto bene la “cura Whedon”, ovvero il subentro del regista dei due “Avengers” e “Avengers: Age of Ultron” al timone di questo film dopo che il collega Zack Snyder, che aveva quasi completato le riprese, è stato colpito da un terribile lutto familiare.
Ricordiamoci che Whedon, prima di approdare al cinema di supereroi di entrambe le storiche casate fumettistiche, è quel geniaccio che ha portato in televisione “Buffy” e “Firefly” ed è quindi facile da capire quanto sia bravo a fare interagire i personaggi più disparati, sa creare una familiarità tra di loro che si estende subito allo spettatore.
La sensazione dello stare tra amici, ovvero i momenti rilassati e scherzosi tra i supereroi protagonisti di diverse pellicole, li ha introdotti proprio il buon Joss con il primo “Avengers” del 2012 e da lì in poi l’universo Marvel ha perfezionato la tecnica fino a farla diventare la norma.
E’ quindi comprensibile che la Warner, nella sua inedita posizione di svantaggio supereroistico, non ci abbia pensato due volte ad ingaggiarlo per portare al termine le riprese aggiuntive e correggere la rotta generale.
La dimostrazione pratica, guardando “Justice League”, è che si capisce che si tratta di un film passato nelle mani di due registi diversi, le scene dirette dall’uno o dall’altro sono nettamente distinguibili, e questa può essere sia una cosa positiva che negativa.
La dicotomia alla base di “Justice League” è quindi palpabile, frutto di una produzione travagliata che avrebbe potuto affossare l’operazione ed invece introduce un po’ di colore in un mondo altrimenti oscuro, rende alcuni personaggi decisamente spassosi e salva il risultato: le correzioni in corso d’opera hanno funzionato.
Quindi possiamo dire che anche il Batman interpretato da Ben Affleck inizia ad ingranare, rende bene all’interno del gruppo, nonostante sia l’unico senza superpoteri, ed ha anche delle scene in solitaria in cui ci ricorda perché ci ostiniamo a voler bene ad un miliardario antipatico travestito da pipistrello! Dalla sua qui ha anche l’improvviso recupero della ragione, che aveva perso nell’ostinarsi ad odiare Superman nello scorso capitolo, ed è come sempre monitorato dall’ironico maggiordomo Alfred.
Possiamo spingerci a rivelare che in questo film Batman addirittura sorride e pronunciando una battuta si redime dal tedio che aveva creato in “BvS”.
Ma sono soprattutto un paio dei nuovi personaggi a portare una ventata d’aria fresca nel gruppo: una rilettura rude e scanzonata di Aquaman, interpretato da Jason Momoa, e l’irresistibile Flash
di Ezra Miller, che è la figura comica che tutti finiranno per adorare.
E allo stesso tempo non si può non voler bene al caro vecchio Superman, anche se ormai è solo un ricordo (oppure no?).
Nonostante le qualità di cui abbiamo parlato però, “Justice League” riesce ad essere comunque appesantito da scene con dialoghi orrendi, repliche frettolose e didascaliche, scene di introduzione dei personaggi tagliate con l’accetta, pretesti narrativi inspiegabili e quindi sciocchi.
Visto che Warner Bros ha ordinato che non si superassero le due ore di durata, si ha l’impressione che si cerchi di fare tanto in poco tempo, c’è un senso generale di fretta forzata che non permette di spiegare bene alcune situazioni, né di godersi le scene più riuscite.
A ciò dobbiamo purtroppo aggiungere un altro punto debole, ovvero un cattivo fatto di CGI per nulla minaccioso, che non si capisce bene da dove venga e cosa voglia, col suo esercito di inutili vampiri dalle ali di libellula.
Ad esser debole è anche il personaggio di Cyborg, interpretato dalla new entry Ray Fisher, penalizzato da un’animazione computerizzata inspiegabilmente di bassa qualità e da una scarsa caratterizzazione che lo rende poco più di uno strumento narrativo.
L’affascinante Wonder Woman di Gal Gadot, invece, nonostante la sua presenza risulti valorizzata dalle riprese aggiuntive avvenute in seguito al successo del suo film, che la rendono una sorta di leader materna e matura, è tuttavia ancora un personaggio un po’ troppo limitato e sembra quasi che per trovare un modo di stare in squadra si metta a scimmiottare la sua omologa “Vedova Nera” degli Avengers!
Ci sono anche fin troppe “ispirazioni” dalla Marvel, solo nel primo quarto d’ora si vedono un tizio che ha una fonte di energia in mezzo al petto e a cui spuntano razzi sotto i piedi, cubi di energia non si sa quanto antichi che fanno gola ai cattivi per essere usati come arma suprema; Aquaman che ad un certo punto si lancia nel cielo brandendo il tridente, fortunatamente non un martello; Flash è un fanboy entusiasta alla maniera del giovane Spidey di “Captain America Civil War” ed è comunque adorabile anche se ha un paio di sequenze al rallentatore che sono una brutta copia degli interventi di Quicksilver negli ultimi due film degli “X-Men”.
Se però paragoniamo qualitativamente “Justice League” ad un qualsiasi cinecomic Marvel non reggerà il confronto: perde ai punti anche dal recente “Thor Ragnarok”, che è l’equivalente per supereroi di una spensierata gita fuori porta, poco più di un’ora e mezza di divertito cazzeggio del Dio del Tuono e dei suoi amici, ma è comunque superiore a questo film in termini di invenzioni visive, ritmo e interazione tra i personaggi anche se manca di una trama ben articolata.
Anche qui la storia è ancora troppo caotica e poco omogenea, c’è un abisso tra i personaggi principali e quelli secondari che sono solo abbozzati, manca un’originalità che è forse chiedere troppo a questo genere cinematografico super-inflazionato.
In definitiva “Justice League” è un lavoro di squadra più che decente, ed ha i suoi momenti di grande intrattenimento, ma Marvel è ancora inarrivabile e ci sono ormai almeno ben sedici pellicole degli Avengers & Co. a dimostrarlo.
D.C. è ancora costretta ad inseguire, ma lo stimolo a migliorarsi è quello giusto!