Lo sceneggiatore e regista inglese Matthew Vaughn riporta nelle sale cinematografiche le impeccabili spie inglesi della sartoria Kingsman. Il secondo capitolo segue le orme del primo e impeccabile episodio riuscendo ad essere addirittura più adrenalinico e bizzarro ma meno efficace dal punto di vista narrativo.
La trama
Galahad (Taron Egerton) e Merlino (Mark Strong) sono gli unici sopravvissuti ad un attacco che ha quasi annientato definitivamente la Kingsman. Di fronte a tale situazione ai superstiti non resta che rivolgersi ai cugini americani della Statesman tra cui spiccano gli agenti Whiskey (Pedro Pascal), Tequila (Channing Tatum) e Ginger Ale (Halle Berry), capeggiati da Champagne (Jeff Bridges). Il nemico da abbattere prende il nome di Poppy (Julianne Moore), una spietata narcotrafficante che tenta di ottenere dal governo degli Stati Uniti la legalizzazione della droga.
Kingsman-Il cerchio d’oro inaugura col botto la stagione autunnale cinematografica. La pellicola, targata M. Vaughn, mette in chiaro sin dall’apertura su quale tasto si spingerà nei prossimi 140 minuti: l’azione sfrenata. Dunque, uno degli aspetti che più aveva funzionato in Kingsman-Secret Service viene elevato al massimo grado e gli si da il compito di intrattenere lo spettatore senza stancare mai. Senza troppi giri di parole, Kingsman 2 si offre ad un pubblico che lo conosce e ne apprezza la matrice, sostando soltanto a intervalli regolari su personaggi già ben caratterizzati nel primo episodio e che non hanno bisogno di ulteriori presentazioni. Galahad e Merlino si trovano loro malgrado ad agire da soli e il cambio di location che li porterà in America giova agli occhi del pubblico che ha modo di allontanarsi dal trambusto londinese e addentrarsi nel più selvaggio Kentucky. Tutto ciò non prima di salutare degnamente la regale città con funamboliche e mirabolanti gesta. Gli egregi cugini americani della compagnia segreta Statesman sono di tutt’altra pasta rispetto ai gentlemen inglesi mettendo in mostra metodologie e tecnologie completamente diverse. La missione che gli Statesman e i reduci della Kingsman devono affrontare insieme è, come nel prequel, di portata mondiale e per certi aspetti nemmeno troppo dissimile dalla precedente. L’antagonista, Poppy, un personaggio molto sopra le righe, ha intenzione di costringere il governo americano a legalizzare le droghe. Messaggio che, ammantato dalla divertente trasposizione cinematografica, è nella realtà molto serio e quanto mai attuale. In un mondo bigotto, dove l’utilizzo di droghe viene accostato esclusivamente a gente non perbene o addirittura a criminali, Vaughn ci tiene particolarmente a sottolineare che non è così e che il consumo di droghe non è accostabile alla condotta morale di una persona. Poppy, da parte sua, è stanca di non potersi godere una tranquilla vita da super milionaria perché costretta dalla legge a nascondersi. Un tentativo estremo di liberarsi da tali invisibili catene la porterà direttamente in contatto con un altrettanto machiavellico Presidente degli Stati Uniti, interpretato da Bruce Greenwood. Le scene girate all’interno della sala ovale e nella tana di Poppy sono certamente le più irriverenti dell’intera pellicola. La storia contiene pochi dialoghi e ha una verve sicuramente più contenuta in confronto al primo episodio. L’azione spadroneggia e diletta lo spettatore tramite movimenti di camera a 360° e armi tecnologicamente assurde. La solita buona razione di violenza è assicurata ma non si può fare a meno di accorgersi, in diversi momenti, di assistere a scene viste in Secret Service e qui rimescolate. Con molto meno da raccontare e, necessariamente, più da mostrare, Kingsman – Il cerchio d’oro procede spedito e deciso verso il finale.
Il cast e i personaggi
Taron Egerton: Eggsy/Galahad
Personaggio dalla solidità discutibile, forse troppo poco esperto per reggere la scena insieme ad attori rodati come Colin Firth e Mark Strong. Faccia da schiaffi nel primo capitolo, l’Eggsy di Taron Egerton (delizioso in Eddie the Eagle) è comunque più maturo e incivilito ne Il cerchio d’oro, seppur su di lui aleggia sempre una nuvola di anonimato che però a tratti riesce a dissolversi e a farlo emergere un po’ di più.
Mark Strong e Colin Firth: Merlino e Harry Hart
Punti fermi e solide colonne di sostegno del protagonista, Vaughn non è riuscito a rinunciare specialmente a Colin Firth, dato per morto nel prequel e adesso miracolosamente tornato in vita. Un contentino per i fan? Probabilmente sì. Senza dubbio ottime le interpretazioni del duo Strong-Firth, ancora una volta impeccabili nel portamento, simpatici e spietati quando si tratta di eliminare i nemici.
Julianne Moore: Poppy
Svitata, brutale, dannatamente ricca ma ingabbiata nel suo piccolo mondo artificiale anni ‘50/60, Julianne Moore è credibilissima nella parte della narcotrafficante Poppy. Senza alcuna pietà per la vita umana, l’antagonista è una donna sola, senza affetti, unicamente circondata da mercenari e terrorizzata dal mondo esterno che ha già pronta per lei una pesante condanna. Poppy è una persona anaffettiva, incapace di creare qualsiasi tipo di legame anche quando, nei limiti del possibile, potrebbe farlo: al posto di veri cani ne ha due completamente robotici, spietati e freddi, che rispecchiano perfettamente l’interiorità del personaggio.
Bruce Greenwood: Presidente degli Stati Uniti
Piccola menzione per questo personaggio, pure fuori dagli schemi come tutti gli altri dell’universo Kingsman. Quando il capo del Paese più potente del mondo viene presentato in maniera così irriverente non si può fare a meno di non chiedersi fino a che punto siano velati i riferimenti a chi siede davvero dietro la scrivania della sala ovale. Dunque, il Presidente interpretato da Greenwood, col suo cinismo e la sua incapacità di vedere oltre il proprio naso, è semplicemente un esemplare veicolo del pensiero di massa?
Kingsman-Il cerchio d’oro è un sequel riuscito. Vaughn sfrutta in maniera eccellente gli elementi di intrattenimento già contenuti nel primo film senza cadere nell’esagerazione, compito difficile per un’opera che di per sé è iperbolica. La sceneggiatura racconta poco o comunque di meno rispetto a Secret Service ma ciò che conta ne Il cerchio d’oro è il divertimento puro, tra le cui pieghe si riesce a infilare un messaggio non banale.