Se accettiamo di adottare una divisione un po’ brutale, possiamo dire che da quando l’avvento delle riprese in digitale ha rivoluzionato l’industria del cinema, gli autori hanno sfruttato la disponibilità dei nuovi strumenti seguendo una tra queste due strade: l’imitazione della pellicola, o la rottura col passato e la fondazione di una nuova estetica.
E se pensiamo ai registi che fanno parte di questa seconda scuola, i primi autori che vengono in mente – perché sono stati i più continui, coerenti ed efficaci al di fuori dal cinema dei blockbuster mutlimilionari – sono Michael Mann, David Lynch e Steven Soderbergh. Quest’ultimo, in particolare, fin dai tempi degli esperimenti Bubble e The Girlfriend Experience, ha intravisto nel digitale l’opportunità per una vera e propria rifondazione dei generi, contemporaneamente formale, economica e distributiva (è stato uno dei primi a sconvolgere tempi e canali della vendita dei suoi film al pubblico, intuendo il modo in cui il mondo stava cambiando).
Su questa traccia Knockout – La resa dei conti prosegue la strada segnata da Contagion, presentato pochi mesi prima al Festival di Venezia, radicalizzando l’idea di un cinema del “neo-realismo digitale” attraverso la sua applicazione a due dei generi codificati meno realistici in assoluto: lo sci-fi apocalittico (Contagion) e l’action muscolare (Knockout). Siamo di fronte a un thriller gonfio di spie, combattimenti corpo a corpo, inseguimenti, doppi giochi e sparatorie che ha come unica intuizione originale quella di mettere al centro della vicenda – nel ruolo del cane sciolto della CIA che, una volta tradito dai compagni di lavoro, deve capire di chi fidarsi e come salvare il collo – una attrice semi professionista e proveniente dal wrestling (Gina Carano): bella faccia, gran fisico e nessuna necessità di controfigure. Muovendo intorno a lei un plotone di star (Douglas, Fassbender, McGregor, Banderas, Tatum) che fungono semplicemente da bersagli da abbattere lungo il percorso.
L’effetto finale è tutt’altro che disprezzabile. In particolare, le scazzottate impeccabilmente coreografate in ambienti non scontati come una camera d’albergo o una tavola calda di montagna o una spiaggia deserta al tramonto, chiamano in causa un originale campionario di suoni e luci ovattate invece dei classici clangori e sfasci d’ossa, creando affascinanti cortocircuiti, cinefili e non. Stessa cosa per gli inseguimenti a piedi o i dialoghi sentenziosi che precedono le rese dei conti: tutto acquisisce concretezza materica e una certa patina da Real TV senza mai scadere nella sciatteria o far rimpiangere il ritmo di cinema analogo ma più tradizionale.
Forse i generi all’epoca di You Tube e dei social network sono proprio questi, e ce ne accorgeremo definitivamente solo tra un po’.
Leggi la trama e guarda il trailer del film
Mi piace
L’idea di un action thriller tradizionale nella scrittura ma non nella messa in scena
Non mi piace
Qualche forzatura di sceneggiatura poco coerente
Consigliato a chi
A chi ama le sperimentazioni di Soderbergh e ha molto gradito Contagion
Voto: 4/5
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