Sullo sfondo della trasformazione della Polonia, nel passaggio dal comunismo al capitalismo, Kobieta Z… attraversa quarantacinque anni della vita di Aniela Wesoły (Małgorzata Hajewska-Krzysztofik), raccontando il suo percorso alla ricerca della libertà come donna transgender. La protagonista affronta difficoltà in famiglia e situazioni complicate nell’ambiente dove vive. Quali scelte dovrà fare Aniela per diventare chi è veramente?
Andrzej Wesoły (questo il dead name alla nascita della protagonista del film) cresce, si sposa e ha due bambini. Vediamo tutto, ogni singola tappa, attraverso una scansione temporale che ci prende per mano e ci porta piano piano, e con una certa dose di sorvegliato pudore, nelle diverse stazioni della sua esistenza. La sua vita è ordinaria e integerrima, passata interamente nel piccolo paese polacco in cui è nato vicino ai genitori e al fratello. Il passare dei decenni e il cambiare dei costumi provocano in lui una lenta ma progressiva presa di coscienza: è donna, lo è sempre stato. Entro i confini di uno Stato bigotto e conservatore, cercherà di combattere la sua battaglia per abbracciare se stessa.
Kobieta Z… (Woman Of) dei registi polacchi Małgorzata Szumowska e Michał Englert, presentato al Biografilm Festival, è un viaggio emozionante su una scoperta identitaria e un percorso di riappropriazione del sé più intimo, che lascia abbastanza colpiti per la sensibilità con cui la narrazione si dispiega davanti ai nostri occhi. Gli angoli di ripresa scelti e i punti macchina sono il più delle volte sofisticati e stimolanti, non solo dal punto di vista visivo ma anche da quello etico e morale, e la ricerca estetica è sempre al servizio della sostanza narrativa.
C’è anche del coraggio militante, in questo film tenero e doloroso, che narra di una transizione di genere in un paese in tal senso particolare come la Polonia, in cui la legislazione non è mai venuta incontro – per usare un eufemismo – alla comunità LGBTQI+. Aniela va da diversi medici, dagli endocrinologhi agli psichiatri: c’è chi, eloquentemente, gli dice che “non è mai troppo tardi” per sobbarcarsi la scelta che lei ha finalmente deciso di compiere, che “gli ormoni fanno miracoli“, che non deve preoccuparsi, ma anche chi sostanzialmente gli consiglia di sfogarsi con una ragazza più focosa, così da proteggere il ménage familiare con la moglie, interpretata in versione adulta dalla magnifica attrice di Cold War Joanna Kulig, e che non deve sentirsi in colpa perché sono in tanti a sfangarla così. Per non parlare dei preti, uno in particolare, che non hanno alcuna vergogna né auto-censura nel parlare di “psicopatologia” a proposito della sua condizione.
Il film è molto sbilanciato sul piano della frammentazione temporale, con molti flashforward e flashback a puntellare il racconto e ispessirlo senza che ciò risulti mai, tuttavia, un problema o una zavorra. Non a caso, nell’arco di tutto Kobieta Z… non si disperde mai un preciso senso di classicità e di commozione, guidato dalla straordinaria e toccante interpretazione di Małgorzata Hajewska-Krzysztofik, attrice chiamata a incarnare il mutamento di un corpo transgender in una Polonia come detto a sua volta in trasformazione, dal comunismo alla caduta del muro, dall’uscita di film come Pretty Woman e La vita segreta di Veronica del maestro Krzysztof Kieślowski all’elezione a pontefice del polacco Karol Wojtyła, destinato a diventare Giovanni Paolo II.
«Kobieta Z… è un film davvero importante per noi, frutto di tanti anni di lavoro e infiniti incontri con persone transgender, persone di tutte le età che vivono in Polonia da molti anni, e che gentilmente si sono fidate di noi e hanno condiviso le loro storie – hanno dichiarato i registi a proposito della genesi del lungometraggio – Aniela – che nel suo faticoso percorso verso la libertà ha vissuto come uomo per quasi metà della sua vita in una cittadina di provincia –. Ci è sembrata un simbolo, una metafora della transizione della Polonia, riflesso di una società che in passato si era unita per far crollare il regime comunista. Quella stessa società oggi favorisce la polarizzazione delle opinioni, ed è riluttante ad accettare convinzioni che in altre parti del mondo sono ormai da tempo diventate norme sociali». Il titolo del film è un esplicito riferimento al maestro polacco Andrzej Wajda (L’uomo di ferro, L’uomo di marmo), totem della storia del cinema del paese dell’Est Europa e punto di riferimento assoluto per i due cineasti, e in Kobieta Z… appaiono varie persone transgender, che recitano in ruoli trans e cis, mentre molti appartenenti alla comunità LGBTQI+ hanno fatto parte del team di produzione.
Foto: NOMAD Films , Film I Väst, Common Ground Pictures, Polish Film Institute
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