Questo “Beauty and the Beast” “poggia s’una sceneggiatura lacunosa. Sembr’un totale paradosso proprio poiché si pone come la trasposizione fedele d’un Classico che possiede uno script di ferro. Eppure, potrebbe esser’il più debole tra i live-action tratti dai Classici Disney prodotti fin’a oggi. Il capolavoro del ’91 mostrava una giostra di piccoli segnali che facevano sì che non soltanto Belle, m’anche gli spettatori potessero “innamorarsi” del disgraziatissimo Principe. La Belle di Emma Watson, invece, sembra più in pred’alla sindrome di Stoccolma ch’una donna che, con risolutezza e stupore, trov’attraente un essere dalle fattezze mostruose.” L’innumerevoli digressioni allungan’il brodo e fiaccano l’impatto romantico, “anemia emozionale” è un eufemismo buono solo per il merchandising. Non basta l’inserimento d’un personaggio gay per non ricapitombolare nel più bieco tradizionalismo Disney. Il pubblico vuole questo? E allora eccallà la “macchina perfetta per far soldi”. La Thompson ancor più sprecata di Geppetto Kline, McGregor e Tucci.
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